L’ulteriore stretta monetaria della Banca Centrale Europea, a poche settimane dall’ultimo aumento dei tassi di interesse, è la chiara dimostrazione che l’inflazione nella zona euro non accenna a diminuire, eludendo così le aspettative del board di Francoforte. La decisione di aumentare i tassi dello 0,25% è in linea con l’andamento dei prezzi al consumo ancora troppo alti. La Bce, che gestisce la politica monetaria nell’ambito dei paesi che adottano l’euro, ha il compito di mantenere l’inflazione al di sotto della soglia del 2%. Siamo dunque molto lontani dal raggiungimento del tasso soglia, visto che l’andamento dei prezzi è risalito dal 6,9% di marzo al 7% di aprile.
La Presidente della Bce, Cristine Lagarde, ha dichiarato che l’obiettivo resta quello di raffreddare il ritmo dei prezzi ed è compito della Bce intervenire mediante lo strumento dei tassi. Si intuisce che la stretta monetaria sarà l’inizio di ulteriori aumenti. Non a caso, durante l’incontro del Consiglio direttivo, la decisione di aumentare il costo del denaro di soli 25 punti è arrivata dopo una discussione non poco animata. Alcuni componenti del board avrebbero optato per una maggiore stretta monetaria con l’intento di drenare maggiore liquidità dal sistema economico e finanziario. Al momento, dunque, le indicazioni di Lagarde di adottare una linea più soft nella gestione dei tassi, sembra abbia avuto la meglio. Tale decisione fa presagire che la Bce, nonostante abbia il mandato di tagliare il costo del denaro per contrastare l’inflazione, guarda con un certo interesse anche agli effetti sulle famiglie e sulle imprese, come il rincaro dei mutui.
La presidente Lagarde ha dichiarato: “Le famiglie stanno soffrendo proprio a causa dei rialzi, purtroppo non è qualcosa che possiamo alleviare perché il nostro compito è la stabilità dei prezzi” – continua – “il meglio che possiamo fare è domare l’inflazione il più rapidamente possibile affinché non servano più alti tassi”. Mentre Francoforte alza il tasso di rifinanziamento principale al 3,75%, anche oltreoceano la Federal Reserve, Banca Centrale Americana, ha aumentato il costo del denaro al 5,25% , con una stretta di un quarto di punti.
E’ inutile nascondersi sui significativi rischi di rialzo sulle prospettive di inflazione, in particolare sui segnali contrastanti che arrivano dalle turbolenze dei mercati e, in larga parte, dovuti alla guerra in Ucraina, alla crisi energetica e al conseguente aumento del costo del cibo.
Al momento bisogna tenere la lente sull’andamento dell’inflazione per comprendere se la Bce possa decidere di adottare politiche monetarie più restrittive o meno. Il rischio è che nel breve periodo, qualora l’inflazione non accenni a diminuire in modo significativo, le banche centrali adotteranno ulteriori aumenti dei tassi di interesse con l’intento di aumentare il costo del denaro.
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