Ha chiuso i battenti, il 5 aprile a Verona, la 55° edizione di Vinitaly, e possono idealmente brindare a Veronafiere per il bilancio decisamente positivo alla più grande manifestazione nazionale del settore, trampolino di lancio all’estero per il vino italiano che resta, saldamente, il più venduto al mondo. In una nota conclusiva vengono snocciolati i numeri dell’edizione 2023: “Vinitaly si è chiuso con 93 mila presenze complessive, di cui 29.600 straniere. La crescita rispetto all’ultima edizione è stata quasi totalmente determinata dagli ingressi di buyer esteri (+20% circa) provenienti da 143 Paesi, che in questa edizione hanno rappresentato un terzo del totale degli operatori accreditati. Successo anche per il “fuorisalone” veronese, quest’anno ritornato totalmente nella sfera organizzativa della fiera di Verona, e che ha registrato oltre 45 mila degustazioni, il 50 % in più rispetto alla precedente edizione, da parte dei wine lover nel centro storico di Verona. «Chiudiamo oggi un Vinitaly finalmente a pieno regime – ha dichiarato il presidente di Veronafiere, Federico Bricol – che ha visto una partecipazione corale di operatori, stampa e istituzioni. Siamo particolarmente soddisfatti per il riscontro che stiamo riscuotendo dalle aziende e dai territori, che rappresentano la vera forza di questa manifestazione». Ma se luminose sono le luci della fiera veronese e innegabili i successi del vino italiano, non mancano le ombre di allarmi ed inquietudini per la produzione vitivinicola italiana. L’aumento esponenziale dei costi di vetro, carta, energia e trasporti; i danni provocati dai mutamenti climatici, siccità in primis; la spasmodica e vana ricerca di personale qualificato per le aziende; queste alcune delle problematiche sul piatto. E non è tenera nei confronti dell’Europa Coldiretti, che da Vinitaly ha lanciato i suoi strali contro le istituzioni europee: “Dalle etichette allarmistiche ai wine kit, dai falsi al taglio dei fondi per la promozione, il vino italiano è sotto attacco con ripetuti blitz a livello comunitario che penalizzano il settore come il via libera concesso all’Irlanda ad adottare un’etichetta per vino, birra e liquori con avvertenze “terroristiche”. E proprio in occasione di Vinitaly Coldiretti ha aperto la prima “cantina degli orrori” con gli esempi più eclatanti degli attacchi al vino. Nel mirino soprattutto la Commissione UE e la sua posizione sulla questione etichette. “Il giusto impegno dell’Unione per tutelare la salute dei cittadini – dicono da Coldiretti – non può tradursi in decisioni semplicistiche che rischiano di criminalizzare ingiustamente singoli prodotti indipendentemente dalle quantità consumate. È infatti del tutto improprio assimilare l’eccessivo consumo di superalcolici tipico dei Paesi nordici al consumo moderato e consapevole di prodotti di qualità ed a più bassa gradazione come la birra e il vino”. Insomma rifiuto categorico di scrivere che “nuoce gravemente alla salute” sulle bottiglie di vino, elemento che è parte della Dieta mediterranea da tutti riconosciuta come la più salutare ed equilibrata. Su questa posizione, comunque, è da tempo schierato il Governo. “Le etichette devono informare, non condizionare”, non ha mancato di ribadire il Ministro Lollobrigida al suo arrivo al salone veronese. Di questo (speriamo in maniera risolutiva) e di tutto quello che riguarda il vino, nostra eccellenza principe, si parlerà sicuramente nella prossima edizione di Vinitaly: Veronafiere ha già comunicato le date della prossima edizione che andrà in scena dal 14 al 17 aprile 2024.
Written by Pippo Gallelli
Giuseppe Gallelli, per tutti Pippo, è calabrese e vive nella meravigliosa Diamante. Laureato in Scienze Politiche, giornalista pubblicista, da anni si occupa di uffici stampa per istituzioni, associazioni, enti no profit, eventi culturali. Corrispondente dal 2004 al 2007 del quotidiano Calabria Ora, ha collaborato e collabora con diverse testate web, radio e tv.