La Banca Centrale Europea (Bce) ha deciso di aumentare i tassi di interesse di 0,5% punti percentuali. La decisione del board di Francoforte di aumentare il tasso di rifinanziamento principale, marginale e sui depositi rispettivamente al 3,5%, al 3,75% e al 3%, è dovuto all’elevata inflazione che attanaglia l’intera Eurozona. La Banca Centrale Europea, che ha il compito di governare la politica monetaria dei 27 paesi che appartengono all’area euro, deve garantire la stabilità dei prezzi e, dunque, intervenire per mantenere l’inflazione stabile entro la soglia del 2%. Lo strumento che la Bce adotta per intervenire sull’ inflazione è il tasso di interesse attraverso cui concede liquidità monetaria a famiglie e imprese. Nel caso in cui il costo della vita è alto, perché dovuto all’aumento dei prezzi dei beni, drenando liquidità dal sistema la Bce tende a comprimere consumi e investimenti. L’effetto è la diminuzione dei prezzi e, quindi, del costo dell’inflazione.
Christine Lagarde, Presidente della Bce, ha annunciato che qualora le previsioni faranno presagire una elevata inflazione, l’Istituto potrebbe decidere di intervenire con un ulteriore aumento del costo del denaro.
Secondo l’Eurotower, tali decisioni di politica monetaria dovrebbero garantire una diminuzione dei prezzi, stimando che l’inflazione potrebbe rientrare entro la soglia del 2,1% entro il 2025:
<< garantiremo la stabilità dei prezzi e il ritorno dell’inflazione al 2% nel medio termine >> – ha affermato Lagarde – aggiungendo – << lo faremo con una strategia solida che dipende dai dati, ma non prevede compromessi con il nostro obiettivo primario>>. Parole che ovviamente fanno presagire che il timone di Francoforte è indirizzato al raggiungimento dell’inflazione nell’Eurozona al 2% nel medio periodo e che la BCE potrebbe stringere ulteriormente sui tassi di interesse qualora l’inflazione non abbia una tendenza al ribasso secondo le previsioni.
La domanda sorge spontanea. La decisione del board di aumentare il costo del denaro avrà delle ricadute nell’economia reale? Chi ne pagherà le conseguenze? Nel momento in cui la BCE decide di togliere liquidità aumenta il costo del denaro: diventa più oneroso, ad esempio, per famiglie e imprese fare un prestito bancario. Ne consegue che, da una parte diminuisce il potere d’acquisto delle famiglie e delle imprese – consumi e investimenti – e dall’altra diminuisce il prezzo dei beni, secondo un principio di domanda e offerta. Ecco che l’inflazione tende a diminuire e, quindi, a stabilizzarsi.
Nonostante la volatilità dei mercati delle ultime settimane, dovuto al default della Silicon Valley Bank (Svb) negli Stati Uniti e della Credit Swiss in Europa, la Presidente Lagarde ha dichiarato che le banche europee sono solide e che non c’è nessuna crisi di liquidità. Parole che iniettano fiducia nelle Borse. Si evince che il sistema bancario dell’Eurozona è in salute e che le turbolenze delle ultime settimane non intimoriscono la Bce.
Qualora ci fossero turbolenze nei mercati – ha ribadito il board – la Bce garantirebbe la liquidità necessaria per onorare le richieste al pubblico. Per ora non serve perché il settore è più forte rispetto alla crisi del 2008.