di Davide Faraone*
Sono tante le storie che andrebbero raccontate e che ci fanno capire come il nostro Paese debba ancora fare tanto sulle Politiche inclusive, per garantire a tutti non solo pari diritti ma l’accesso agli stessi, il loro esercizio e uno spazio da condividere con gli altri. Questa si chiama comunità.
Un vero e proprio strumento di lavoro che crea un sistema di collaborazione tra scuola, famiglie, istituzioni e enti locali.
Le Politiche inclusive non si riferiscono solamente ai servizi ma producono interventi inclusivi per migliorare la qualità della vita delle persone con disabilità.
Il nostro è un tempo distratto, talvolta voluto altre volte forzato, un tempo difficile che, però, oggi non ha più bisogno di una attenzione proclamata ma praticata, di scelte di politica sociale che vadano verso la garanzia del riconoscimento dell’esercizio di diritti, che significa tutela.
Dovrebbe cambiare l’idea di società che nel tempo si è costruita, che vede l’erogazione dei servizi a persone con disabilità, dunque una spesa pubblica e, spesso, alla riduzione della stessa che significa meno interventi.
Partire da questa consapevolezza significa ruotare lo sguardo e comprendere, invece, che le esigenze delle persone con fragilità hanno bisogno di risposte.
L’incidenza lavorativa delle persone con disabilità in Italia e nel resto d’Europa è ancora da percentuali ad un solo numero, ma qualcosa si muove e ci sono esperienze virtuose che consentono non solo la realizzazione di un sogno ma anche la creazione di percorsi di autonomia necessari.
Potremmo parlare di Matteo, un ragazzo autistico di Siracusa, assunto da una delle case di moda più prestigiose al mondo, Dolce e Gabbana; potremmo indicare come modello di formazione ed inserimento lavorativo l’azienda che a Catania produce la birra artigianale T21; e poi ancora in Lombardia, l’azienda Verde Autos che dà lavoro a tre ragazzi autistici e progetta di assumerne molti altri in futuro, impiegandoli in una tenuta dove si coltivano frutta, verdura, erbe officinali, funghi e aloe e nella bottega che ne vende i prodotti a km 0.
Le Politiche inclusive si sviluppano seguendo un modello di progettualità articolata: difesa dei diritti, rendere protagonisti le persone con disabilità grazie a percorsi lavorativi, senza lasciare ai margini nessuno.
L’occasione per avere una marcia in più è data dal PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, grazie alle Missioni 5 e 6, si può avviare un sostanzioso investimento infrastrutturale sulle politiche sociali e sui servizi sanitari, migliorando l’autonomia delle persone con disabilità, con risposte diverse ai diversi bisogni.
Puntare al rafforzamento della coesione sociale, un Welfare State che tuteli i fragili e che gli consenta la migliore qualità di vita possibile, eliminando ogni barriera alla partecipazione sociale.
- Deputato della Repubblica; già Sottosegretario di Stato al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della RIcerca