Andato in scena per la prima volta nel 1988, con lo stesso Nino Manfredi nei panni del protagonista, questo testo è considerato ancora oggi uno dei più eclatanti apparso sulle scene teatrali italiane negli ultimi decenni.Protagonisti della pièce sono Anna – nome d’arte “Principessa” – una prostituta disordinata e rumorosa che sogna di diventare “giostraia” e Ugo, l’inquilino del piano di sotto, un intellettuale che vivacchia scrivendo per la tv e per il cinema ma che sogna di fare film d’arte.La vicenda prende il via la notte in cui Ugo sale al piano di sopra per lamentarsi con la coinquilina che tornando a notte fonda e accendendo il giradischi l’ha svegliato e lei, per la confusione, lascia aperto il rubinetto dell’acqua della vasca allagando irrimediabilmente l’appartamento di lui. Ugo sarà costretto quindi, anche a causa di uno sfratto, a trovare rifugio dalla “Principessa”. Con questa convivenza forzata inizia un confronto/scontro costellato di incidenti e incomprensioni, ma anche un curioso sodalizio, dove ciascuno condivide con l’altro ciò che ha. Le reciproche posizioni vanno mano a mano ammorbidendosi perché diventa chiaro che ad incontrarsi non sono state solo due vite agli antipodi, ma soprattutto due sogni all’apparenza irrealizzabili.Dall’incontro tra Anna e Ugo nasce un turbine di disastri, malintesi, ilarità e malinconie pienamente in sintonia con l’immagine che il loro autore, Nino Manfredi, ha lasciato nel ricordo di ognuno di noi.
Ecco come Manfredi presentava il suo testo:“Gente di facili costumi è una commedia che sviluppa, in maniera paradossale, un fondamentale problema etico. In una società come la nostra, dove tutto si avvilisce e si corrompe, che valore hanno ancora l’onestà, la dignità, il rispetto dei più profondi valori umani? Lo sport […] diventa sempre più truffa e violenza. Gli ideali politici […] difendono gli interessi più strettamente privati. La creatività e la fantasia sono messi al servizio dell’imbonimento pubblicitario […]. Senza continuare a fare altri esempi, è evidente che viviamo in una società in cui i valori più elevati vengono svenduti e liquidati, perché il bello, il buono e il vero sono asserviti all’utile”.
Ne parliamo più approfonditamente con Giulia Fiume.
Anna è un personaggio complesso, pieno di sogni e contraddizioni. Come ti sei preparata per interpretarla? C’è qualcosa di lei che senti particolarmente vicino a te?
Non credo di essermi propriamente preparata, credo piuttosto di averla cercata tra le pieghe dell’anima, grazie alle suggestioni di Luca ed allo scambio con Flavio.
Lei è una ventata d’aria fresca in mezzo a tanta bruttura, mi ricorda di tenere stretta a me della sana leggerezza
“Gente di facili costumi” è una commedia che affronta temi profondi come l’etica, la dignità e il valore dei sogni. Cosa ti ha colpito di più di questo testo?
Il fatto che resti così attuale nonostante abbia ben 37 anni. Ed il grande suggerimento che propone, tra i tanti, vale a dire quello di aprirsi all’altro, di stare in ascolto, di quanto i rapporti siano uno scambio nutriente, di quanto alle volte sia importante non limitarsi ad osservare la realtà tramite la propria esclusiva lente, ma dare spazio ad altri punti di vista.
Recitare accanto a Flavio Insinna e con la regia di Luca Manfredi dev’essere un’esperienza intensa. Com’è stato lavorare con loro? Hai qualche aneddoto da condividere?
Sono stata così fortunata. Due persone così belle, con enorme voglia di dare e trasmettere. Generose, in ascolto. Mi sono sentita fortemente valorizzata e da subito!
Aneddoto: Ho rischiato di bucare l’ultimo provino (il terzo!) per via di un lavoro che in quello stesso giorno prevedeva le riprese a Taranto. Avevo dato per persa l’ occasione! Quando ho capito che forse avevo un chance, vale a dire di aver terminato in fretta e che il treno non portasse ritardo, ho subito chiamato la referente di produzione, pregando di aspettarmi. Lo hanno fatto e senza indugi!
Questa commedia è andata in scena per la prima volta nel 1988 con Nino Manfredi. Secondo te, cosa la rende ancora attuale oggi?
I messaggi che porta con sé. Fa da promemoria a quanto diamo per scontato di sapere. E’ come tornare a leggere un buon libro!
Hai qualche rituale prima di entrare in scena? Qual è ilmomento più emozionante per te durante uno spettacolo?
Nulla di scaramantico. Qualche esercizio vocale nei 20 min precedenti all’inizio, ai 5 min sul palco a dare un’occhiata e raccoglimento QB.
Il finale in assoluto è la mia parte preferita, è così fitto di cambi ed emozioni, che si alternano con grande ritmo e senso
Cosa ti auguri che il pubblico porti a casa dopo aver visto “Gente di facili costumi”?
Che tengano a mente quanto sia ‘fico’ andare a teatro e che sentano il bisogno di tornarci ancora ed ancora.