Rhymers’ Club, con il contributo di NuovoImaie, pubblica l’album del fondatore dei Rione Junno. Un disco passionale e urgente made in Naples, con Elio Manzo dei Bisca, Rosario Acunto e un testo di Sergio Maglietta, tra indie-rock e canzone d’autoreRhymers’ Club, con il contributo di NuovoImaie e la distribuzione SoundFly/Self,
Federico Scarabino è un nome notissimo in area world music, da 25 anni è a capo dei Rione Junno, ma per il suo debutto ha composto dei brani affidandosi a Elio 100gr. dei Bisca e Rosario Emiro Acunto, con i quali l’album è nato velocemente; il testo del brano Cose che accadono è di Sergio Maglietta dei Bisca.
Cose che accadono è un album nato da un’urgenza espressiva. Qual è stato il momento in cui hai capito che questi brani dovevano prendere forma?Per te, cosa rappresenta il significato del titolo più di tutto?
È davvero un disco dal respiro ampio: per dare un’idea concreta immaginiamoci il cassetto nascosto con all’interno appunti, frasi, frammenti, testi mai utilizzati, ma sempre rimasti lì, uno sull’altro. Poi arriva il 2024, un anno molto particolare con stravolgimenti emotivi e pratici che hanno smosso tanto dentro di me e che mi chiedevano e necessitavano di risposte… Ora, in modo più cosciente, posso dire che un po’ di quelle risposte le ho date e me le sono date in musica, proprio scrivendo questo album.
Le mie ‘esigenze’ umane ed artistiche, le cose che mi sono accadute, mi hanno spinto in modo istintivo, ma inesorabile, a dovermi confrontare con una scrittura che sento solo e soltanto mia, attuale, personale. Per questo parlo di ‘esigenza’, perché nella vita, sì, le cose ci accadono.
“Sono sei tracce e nessuna maschera”, questo scrissi in un post social per lanciare l’uscita del disco e, fra le altre cose, dicevo, aggiungendo: “…facci caso, forse dentro ci troverai qualcosa che parla anche di te”. Perché è vero, è un disco personale, intimo e sincero ma che guarda e racconta alla vita di tutti alle cose comuni che accadono, possono accadere a tutti. È questo il senso più profondo.
Dopo 25 anni con i Rione Junno, hai sentito il bisogno di un percorso solista. Cosa cambia, artisticamente ed emotivamente, nel lavorare da solo?Il tuo passato è profondamente legato alla world music e alla tradizione. Con questo album abbracci invece sonorità indie-rock e cantautorali. Come è avvenuta questa trasformazione?
Sì, sono il fondatore e un po’ l’anima di Rione Junno, che quest’anno compie 25 anni di carriera e continua ad essere in continuo fermento, sia per l’intensa attività live in tutto il mondo, sia per idee e le nuove produzioni in cantiere, sempre calate nella scena della world music.
Cose che accadono, però, è stato sempre pensato come mio ed è fortemente personale; è cucito addosso soltanto a me, concepito partendo da presupposti che guardano orizzonti completamente diversi rispetto a Rione Junno. Nel caso contrario, sinceramente, posso serenamente affermare che non avrei mai pensato e non avrei realizzato un album ‘simile’ a quello che già vivo, esprimo e produco da anni.
Questo disco arriva da lontano e si concretizza però, poi, in pochissimo tempo, a fine 2024, avendo trovato allora lo slancio e la scintilla definitiva a voler manifestarsi. Quel che avevo da dire (in musica) ha preso in modo naturale una strada rappresentata dalla forte intimità che nasceva dalla mia chitarra acustica insieme alla voce in primis (sono nati tutti così i brani dell’album), aprendosi poi innegabilmente a un mondo musicale calato nella scena attuale indie-pop e cantautorale. Il risultato finale, poi, è frutto della condivisione e delle intuizioni condivise e nate insieme ai due musicisti che hanno lavorato e prodotto il disco insieme a me (Elio 100 grammi e Rosario ‘Emiro’ Acunto). Dal nostro incontro nasce il mix di sonorità dell’album, con un chiaro retrogusto di blues e di funky. Nelle sei tracce, non ho indossato, mai, alcuna maschera. Ogni pezzo è un frammento di emozioni e storie che ho vissuto, perso, ritrovato. Ed è questo l’aspetto più difficoltoso ed alla fine il più gratificante, che mi ha messo fortemente alla prova, proprio ed in primis nei confronti di me stesso.
Napoli sembra avere un ruolo centrale nella tua musica. Cosa rappresenta per te questa città e in che modo ha influenzato il tuo lavoro?
Napoli è stata una ‘conditio sine qua non…’ per la produzione dell’album. Napoli è davvero la mia seconda casa, anzi musicalmente direi che è la prima.
Tanto di me è nato ed è maturato qui, a Napoli. La mia vita privata e sentimentale che mi ha fatto vivere Napoli come ‘casa’. Taranta Power nei primi anni del 2000 con Eugenio Bennato e musicisti straordinari con i quali abbiamo girato il mondo partendo proprio e sempre da Napoli. Il Nut Studio, su ai Camaldoli, sala d’incisione dove sono nati i nostri album e crocevia di incontri entusiasmanti, man mano che lo frequentavamo, da Elio 100gr e Sergio Maglietta dei Bisca, a Vinci e Rosario Acunto, a Francesco di Bella, a Sha-one, Luca dei 99, a Enzo Gragnaniello…
Quell’energia per me è rimasta immutata ed in questo album anzi è stata fondamentale per avere uno slancio e una certezza solida sulla quale basarmi: “se qualcosa di bello deve uscire, non può uscire in nessun altro posto se non qui, a Napoli”.
Nell’album hai lavorato con molti artisti. Come sono nate queste collaborazioni e cosa hanno aggiunto al tuo disco?
Cose che accadono è stato un viaggio intenso. E non potrei essere più felice e grato di averlo fatto con due artisti e due grandi amici come Elio 100 grammi e Rosario Emiro Acunto. Ogni nota, ogni suono, ogni scelta racchiude anche un pezzo della nostra storia e del nostro legame. Questo è il vero segreto di questo album, la sua pozione magica. È stato l’incastro perfetto fra tre artisti diversi fra loro, ma soprattutto fra tre amici di lunghissima data che hanno voluto incontrarsi e regalarsi questa ennesima nuova avventura insieme, in un momento insieme da fotografare per sempre, con un disco.
I colori musicali e gli arrangiamenti che hanno portano questa produzione artistica alla sua collocazione definitiva (e che a mio avviso le fanno fare il salto di qualità definitivo) sono sicuramente la conseguenza di quanto ho appena spiegato. A settembre del 2024 quando finiva il nostro tour concerti estivo, in uno dei viaggi di ritorno con Rosario ed Elio era emersa questa idea, fra i tanti discorsi che facciamo ogni sera. E le cose accadono poi, per davvero. Ci siamo promessi di passare un week end insieme (a Napoli ovviamente) nella nuova sala dello studio La Strega (l’ex mitico Nut studio di cui sopra).
Un pomeriggio con microfoni aperti, io che accennavo e cantavo pezzi di cose con la mia chitarra acustica. Da lì in poi la produzione in pochissimo dei 6 pezzi.
Questa produzione, non poteva uscire con nessun altro, se non con loro.
Anche Sergio Maglietta è un capitolo importante della mia storia e del mio presente, legato a questo album. Ci siamo conosciuti molti anni fa, noi ragazzini e fans, e poi tante avventure insieme: concerti, collaborazioni, cene, viaggi. La penna di Sergio è straordinaria e c’era già (c’è ancora) una sua idea di un brano che abbiamo pre-prodotto insieme, arriverà il tempo giusto anche per quello. Anni fa invece, durante un viaggio estivo insieme in auto da Napoli verso la Puglia, Sergio scrisse su un foglio di carta, di getto, il testo di Cose che accadono (il titolo non c’era o comunque non era quello).
Nel mio “cassetto” quel testo, per tutto questo tempo, è sempre stato fra le mie cose preferite. E infatti ne avevo scritto la musica tempo fa ed era diventata una canzone ‘nascosta’ ma che io sapevo fosse li. E mi piaceva tanto già soltanto pensare che ci fosse.
Quando abbiamo iniziato la produzione di questo disco è stata ovviamente una di quelle che ho pre-prodotto per prima. Ed è ‘arrivata’, immediatamente… Anzi credo sia stata proprio il fattore decisivo che ci ha convinti a dire ‘questo disco si deve fare!’
C’è un messaggio che vorresti che l’ascoltatore portasse con sé dopo aver ascoltato il tuo album?
Dopo l’uscita dell’album a fine gennaio, proprio qualche sera fa prima un concerto live, ho parlato con Elio della possibilità di suonarlo, dal vivo, in concerto. Non ci avevo mai pensato all’evoluzione da studio a palco di Cose che accadono, ma in effetti smaltita l’adrenalina della produzione e dell’uscita discografica è emerso forte e chiaro che abbiamo proprio voglia di suonarlo questo disco, questi pezzi.Sicuramente in posti giusti, dove poterlo presentare e discuterne, ma soprattutto suonare, perché, come dicevo all’inizio sono sei tracce e nessuna maschera.
Per questo ho trovato il titolo dell’album sin da subito perfetto, è uno slogan moderno, un vestito che sta bene ad ognuno, che possa essere un incoraggiamento, una presa di coscienza, un augurio, una scommessa, un momento speciale nella e della vita… E di certo è una possibilità con la quale ogni persona deve confrontarsi. Ed è questo il senso e il gusto che vorrei poter lasciare in chi lo ascolta…