Politica

Doppietta elettorale per il Centrosinistra e Valditara “val bene una messa”

di Michele Petrocelli

Se per l’Emilia Romagna il risultato elettorale (Regionali) era sicuramente scontato, assai meno prevedibile è stato il ritorno del Centrosinistra al governo della piccola, ma importante, Umbria. Il risultato della tornata amministrativa regionale di domenica e lunedì scorsi ha preso in contropiede un po’ tutti, in particolare il Centrodestra. Se da un lato era consapevole della sconfitta nella “rossa” Emilia, riponeva però molte speranze, forse troppe, nella “verde” Umbria, dove ci si attendeva almeno un effetto Scajola, stavolta incarnato dal turbolento sindaco di Terni, Stefano Bandecchi. Così non è stato e, anzi, si è verificato un considerevole ribaltone.

Detto questo, non dobbiamo pensare che una regione come l’Umbria possa essere considerata meno rilevante rispetto a territori come Lombardia, Piemonte, Sicilia o Emilia Romagna. Ormai ogni passaggio elettorale, anche nei più piccoli comuni italiani, è un banco di prova politico per i diversi schieramenti. Ed eccoci qui a commentare questa elezione.

Perfino dal Brasile, dove si svolgeva il G20, la premier Giorgia Meloni ha rivolto le sue congratulazioni ai vincitori: Michele de Pascale in Emilia Romagna e Stefania Proietti in Umbria. Una Giorgia Meloni che, nelle immagini dal vertice, appariva piuttosto turbata – non per il risultato elettorale, ma per come il “compagno” Luiz Inácio Lula da Silva le stringeva le mani, quasi senza volerle più lasciare.

Ma torniamo alle elezioni novembrine. La vera notizia è la doppietta del Centrosinistra in entrambe le regioni. Il Partito Democratico, infatti, ha ottenuto risultati notevoli: il 43% in Emilia e il 31% in Umbria, distanziando Fratelli d’Italia, sempre secondo partito, di molti punti. A soffrire maggiormente è stata la Lega, in caduta libera da diverse tornate elettorali, mentre Forza Italia ha registrato un lieve recupero, segno che forse l’elettorato è sempre più stanco delle asperità estremistiche e cerca spazi di confronto più pacati.

Il panorama politico si delinea così: da un lato il Partito Democratico, ormai più “centrista” che di sinistra, e dall’altro una Forza Italia che cerca di ritagliarsi un ruolo stabile. Se il trend continuasse, Meloni, Salvini e i loro accoliti potrebbero prepararsi a un futuro incerto fra due anni, mentre si profilerebbe un nuovo corso Centro-Progressista in grado di governare a lungo. D’altronde, come si dice, la battaglia si vince al centro, senza dimenticare le istanze delle altre parti, quelle migliori.

Infine, un aspetto cruciale di questa tornata elettorale è stata la bassissima affluenza alle urne: ben al di sotto del 50% in Emilia Romagna, poco sopra in Umbria. Questo fenomeno, purtroppo, non è nuovo, ma compromette sempre di più la rappresentatività democratica. Una partecipazione ampia è essenziale per garantire sovranità popolare e un reale coinvolgimento nelle scelte di governo. La scarsa affluenza, invece, evidenzia da un lato una crescente disaffezione verso la politica, dall’altro una sfiducia che mina la legittimità del mandato elettorale.

La politica dovrebbe affrontare con urgenza questo tema, invece di deviare l’attenzione su questioni secondarie. Se una volta il “sacrificabile” era Gennaro Sangiuliano, pronto a dire sciocchezze a comando, ora sembra essere il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, che come un orologio svizzero si distingue per dichiarazioni certamente importanti, ma spesso fuori contesto rispetto al dibattito politico attuale. Il tutto mentre rimangono aperti temi fondamentali, come la futura legge di bilancio.

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