Laureato in Lettere moderne, giornalista culturale con qualche incursione nella critica musicale, autore teatrale e televisivo, da molti anni figura prestigiosa di riferimento nei Palazzi del potere, prima al Senato come capo ufficio stampa del Presidente Nicola Mancino, e dal 2015 al Quirinale come consigliere per la stampa e la comunicazione del presidente Sergio Mattarella, fra i mille impegni istituzionali Giovanni Grasso coltiva la sua passione per la narrativa, rubando il tempo al poco tempo libero e dedicandolo alla scrittura. Anche se si definisce “uno scrittore dilettante, nel senso etimologico della parola, cioè per diletto, e non per lavoro”.
I suoi romanzi e testi teatrali oscillano tra storia e fantasia nelle pagine più buie del Novecento: la persecuzione razziale in Germania nel toccante Il caso Kaufmann; l’impegno degli esuli antifascisti all’estero nei Fuoriusciti, dedicato all’incontro-scontro tra Sturzo e Salvemini; gli orrori della Grande Guerra nello straziante Il segreto del tenente Giardina; la parabola di Lauro de Bosis in Icaro, il volo su Roma. Romanzi che sono storie nella Storia, e proprio con questo ultimo lo scorso anno ha vinto a Stresa il Premio Amalago, il titolo più votato fra tutti quelli selezionati da una particolare giuria formata da blogger indipendenti, gruppi di lettori e book influencer, che indicano quelli più graditi dal pubblico. E quest’anno Giovanni Grasso è tornato alla manifestazione come presidente della giuria.
Nel suo nuovo romanzo, L’amore non lo vede nessuno, presentato con successo al Salone del Libro di Torino, niente ricostruzioni storiche: si è concesso un volo di pura fantasia, una fiction totale.
Lo definirei un thriller esistenziale che, indaga le diverse forme dell’amore, in perenne oscillazione tra l’assolutezza e la tossicità. E’ la storia di Silvia che, al funerale di sua sorella Federica, morta in un incidente stradale in circostanze sospette, vede apparire uno sconosciuto, alto, brizzolato, affascinante, la connotazione perfetta dell’amante. E cercando di scoprire chi è questo uomo e perché sia comparso proprio in quell’occasione, si incontrano ogni martedì pomeriggio, per sessanta minuti esatti, in un anonimo bar di provincia. Legati da un patto indissolubile: lui le rivelerà ogni particolare sulla sua relazione con Federica. Lei, però, non dovrà fare ricerche per scoprire la sua identità. Ma il racconto di quest’uomo senza nome, colto e raffinato, è davvero attendibile? E fino a che punto lei potrà fidarsi di lui? Silvia cerca la verità sulla vita della sorella, e anche sulla sua vita, in un crescendo di colpi di scena: un percorso sorprendente e doloroso, che la porterà ad affrontare un groviglio di contraddizioni e segreti indicibili, tra amori assoluti e giochi di potere. Il mondo di Federica, nel quale è facile smarrire il confine tra innocenza e colpevolezza.
Un racconto con le tecniche del giallo, tornato di moda nelle classifiche di vendita e nelle trasposizioni in tv e al cinema.
E’ un genere che mi è sempre piaciuto, da Agatha Christie a George Simenon, con le loro capacità di scrittura e di coinvolgimento nei misteri dell’animo umano, e ingiustamente considerato di serie B dallo snobismo di certa critica letteraria. Forse, è il genere che preferisco… in fondo, anche “Delitto e castigo”, “I fratelli Karamazov”, “I Promessi Sposi”, e i romanzi di Sciascia hanno trame e intrighi da grandi romanzi gialli.
Perché ha scelto questo titolo?
E’ una citazione di Sant’Agostino, che nel passaggio del sermone 34, in cui si parla di amore umano, dice: “Lei vede lui, lui vede lei, l’amore non lo vede nessuno. Eppure ciò che si ama è proprio questo che non si vede”. Parole che fanno riflettere sul termine amore e i suoi molteplici significati, anche quello più materiale. Per arrivare alla verità e risolvere gli ultimi residui misteri, e scoprire che, al di là dell’amore, c’è qualcosa che lo sovrasta. Una tensione verso l’Assoluto. Una ricerca costante. Mi sembrava un titolo efficace per questa storia.
Il suo lavoro di “uomo del Presidente” la tiene occupatissimo, specie in questi ultimi tempi così difficili e bui: quando riesce a scrivere e dedicarsi ai suoi libri?
Una cosa che fai per diletto presuppone amore e dedizione, e in qualche modo il tempo si trova. Scrivo di notte e di mattina presto, perché ho un’alleata nell’insonnia. E poi di domenica, quando mia moglie, insegnante di lettere alla scuola media, è occupata a correggere i compiti o a preparare le lezioni per i giorni successivi, così non mi sento troppo in colpa nel sottrarle attenzione e condivisione di cose in comune. Lei comunque è abituata ai miei orari strani e irregolari, alle sere che non finiscono mai e alle partenze improvvise. E per scrivere, aspetto anche i giorni di vacanza in Trentino, perché la montagna è il posto ideale per concentrarsi e seguire le idee. Pensare che, al termine del primo mandato del Presidente, eravamo tutti convinti di aver finito con quegli impegni, e pregustavamo giorni di libertà e vacanze tranquille. Uscendo di casa quella mattina, avevo detto a mia moglie che sarei tornato a pranzo. Poi il Presidente è stato rieletto, e siamo stati tutti coinvolti nel cerimoniale del nuovo insediamento, e sono tornato a casa alle 11 di sera. Per il prossimo romanzo, ci sarà tempo…