Come di consueto faremo valere le nostre posizioni in tutte le occasioni di incontro e confronto politico sindacale a sostegno di tutta la comunità educante. Per noi questo è un inizio e non una fine
Firmato il 18 gennaio 2024 il Contratto collettivo nazionale di lavoro per il Comparto dell’Istruzione e ricerca. Un contratto di fatto già superato, in quanto relativo al periodo 2019 – 2021 che è entrato in vigore da venerdì 19 gennaio 2024 e che riguarderà oltre 1milione e 200mila dipendenti, appartenenti ai settori scuola e Afam – di cui 850mila insegnanti – e ai settori università ed enti di ricerca. Tra le rappresentanze sindacali che hanno sottoscritto il Contratto non compare la Uil Scuola Rua guidata dal Segretario Generale Giuseppe D’Aprile.
Segretario D’Aprile, che significato ha questa scelta?
Il nostro congresso è stato contraddistinto da due slogan: rispetto e coerenza. Non firmare il contratto è una forma di rispetto verso coloro i quali ci hanno conferito questo mandato, ed è – soprattutto – mantenere ferma la barra della coerenza rispetto all’azione sindacale che abbiamo portato avanti – con trasparenza – a partire dell’ipotesi del contratto e fino alla sua sottoscrizione definitiva.
Nessuna mediazione possibile per firmare questo contratto?
Impossibile sottoscrivere un accordo che peggiora le condizioni di lavoro del personale della scuola e che indebolisce la scuola dell’autonomia e l’intera Comunità educante. Non si tratta di un capriccio né di una decisione presa con superficialità, tutt’altro, è il frutto di un lungo percorso condiviso con i nostri organi statutari, con i nostri iscritti e con coloro che hanno partecipato alle numerose assemblee durante le quali abbiamo analizzato, studiato e vagliato la proposta di contratto.
Però il Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara sostiene che “si tratta di un passo concreto di una politica di valorizzazione del personale della scuola”…
Quella del Ministro è una considerazione del tutto legittima, sarebbe surreale se avesse affermato il contrario. Tuttavia, è una considerazione che noi non condividiamo affatto, in quanto riteniamo questo contratto non un passo in avanti, ma cento passi indietro in termini di mancata valorizzazione del personale Ata, precarizzazione del lavoro delle segreterie, assenza di riferimenti alle scuole italiane all’estero, indebolimento dell’autonomia didattica delle scuole, peggioramento della parte dedicata alle relazioni sindacali a tutela dei diritti dei lavoratori, per citare solo alcune delle criticità che abbiamo evidenziato.
Insomma un contratto che non vi ha convinto e che non avete sottoscritto per coerenza. Però altri sindacati, soprattutto i confederali – penso alla FLC Cgil – hanno sottoscritto il Contratto e manifestato soddisfazione.
Ogni sindacato ha la propria autonomia decisionale e noi rispettiamo le scelte degli altri anche se e quando non le condividiamo, come in questo caso. Ma per noi – lo ripeto ancora una volta – è un fatto di coerenza e di rispetto verso gli organismi e la base del nostro sindacato, non è un fatto di competizione con le altre sigle sindacali. Abbiamo dimostrato ampiamente che dove c’è convergenza in termini di visione e idee, in merito ai tanti problemi che attanagliano l’intero Paese – come ad esempio sull’autonomia differenziata – non abbiamo alcuna preclusione o pregiudizio a condividere iniziative con le altre sigle sindacali.
Ora per il vostro sindacato, nel comparto di riferimento, si apre uno scenario nuovo. Cosa vede all’orizzonte?
Nulla di quanto non abbiamo previsto. Nei fatti continuerà a funzionare – più o meno – tutto come ora, nel senso che continueranno ad esserci le persone a lavoro nelle scuole e, con il loro impegno proseguiranno nella valorizzazione del nostro sistema nazionale di istruzione – che vogliamo resti nazionale, ribadiamolo – il quale continuerà ad essere tra i migliori dell’Europa. Resta tuttavia l’amaro in bocca per l’occasione persa, in quanto con questo contratto c’era la possibilità di rimediare ad alcune forti storture del nostro sistema d’istruzione, soprattutto strettoie normative che non sostengono ma intrappolano le persone.
Insomma, poiché i numeri per i sindacati (come in politica) contano, la vostra scelta non avrà ricadute negative in termini di rappresentanza soprattutto territoriale?
Assolutamente no. Nel 90% delle scuole italiane siamo rappresentati dalle nostre Rsu – a cui va detto un grazie e riconosciuto un ruolo – che svolgono un lavoro straordinario in termini di tutele e di rappresentanza e che, a nuovo contratto vigente, continueranno a svolgere, senza alcun rischio di estromissione dalle contrattazioni. Il loro ruolo attivo e la loro azione – che noi sosterremo – ci permetterà di influire sulle decisioni nel pieno rispetto dei diritti del personale della scuola. Come di consueto faremo valere le nostre posizioni in tutte le occasioni di incontro e confronto politico sindacale a sostegno di tutta la comunità educante. Per noi questo è un inizio e non una fine. D’altronde siamo un sindacato confederale, rappresentativo, in crescita e in buona salute e, finché ci alimenteremo di coerenza e rispetto, continueremo a stare in ottima salute.