Intervista a Carmine Pacente, Consigliere Comunale del Comune di Milano e membro del Comitato Europeo delle Regioni
Il 2024 è l’anno delle elezioni per il rinnovo dei rappresentanti del Parlamento europeo. Nel mese di giugno il nostro Paese andrà al voto e l’occasione sarà sicuramente utile per capire quanto, alla nostra politica, interessi realmente il coinvolgimento nella grande famiglia continentale in termini politici, economici, culturali e sociali. Il rischio è che, come spesso è accaduto, le tornate elettorali rappresentino più che un’opportunità per i cittadini, sempre più allontanati della partecipazione, il solito motivo per misurare le forze e la rappresentanza tra i partiti, quelli all’interno della maggioranza e tra quest’ultima e le opposizioni. Staremo a vedere. Intanto cerchiamo di capire come arriveremo al voto di giugno con le parole di Carmine Pacente, esperto di politiche europee, membro del Comitato Europeo delle Regioni a Bruxelles, che abbiamo incontrato in occasione di una conferenza/dibattito con gli studenti dell’Istituto Alberghiero “Vespucci” di Milano.
L’8 e il 9 giugno si voterà per il rinnovo del Parlamento Europeo, qual è la situazione oggi nel nostro Paese?
Credo che la sfida principale sia chi governerà l’Unione Europea nei prossimi anni. C’è la possibilità di avere una nuova riedizione della maggioranza, cosiddetta, “Ursula”, e quindi che i partiti tradizionali che attualmente governano l’Unione, i Popolari, i Socialisti e i Liberali, continuino in questa esperienza e ovviamente, è quello che io auspico perché credo che l’Unione possa rafforzarsi, il processo di integrazione possa continuare se una nuova riedizione della maggioranza “Ursula” ci sarà a prescindere da chi, poi, saranno i suoi rappresentanti e c’è invece anche un’altra prospettiva per cui i cosiddetti partiti più sovranità o euroscettici possano ottenere la maggioranza per cui il baricentro dell’Unione cambierebbe e alcuni processi assolutamente necessari verrebbero rallentati. Questo no. Lo auspico, ovviamente, anzi combatteremo con tutte le forze affinché possa non avvenire, se devo essere sincero, sono piuttosto fiducioso che alla fine, come è sempre accaduto, le forze tradizionali riusciranno a ottenere la maggioranza e, quindi a continuare pur tra mille difficoltà il percorso intrapreso che, pur con tanto limiti, è l’unica prospettiva per rafforzare l’Unione Europea.
Rinnovo di tutte le Istituzioni Europee dopo il 9 giugno e nuove cariche in programma. Come vede l’ipotesi Mario Draghi, fortemente prospettata dai cugini francesi?
In realtà al momento, a parte le notizie che tutti leggiamo sui giornali o sentiamo nei TG, di elementi concreti in merito a Mario Draghi alla presidenza dell’UE non ce ne sono. È un’ipotesi, una suggestione da interpretare in termini assolutamente positivi perché sarebbe estremamente importante e auspicabile per noi italiani e per noi europei che una figura così autorevole, così carismatica e così universalmente riconosciuta, per competenze, per storia, per credibilità, possa avere un ruolo decisivo nella prossima Unione Europea, però, al momento, ribadisco non ci sono elementi, di fatto, che confermino o meno che questo possa accadere. Lo auspico.
Nel contesto di provincialismo che noi italiani mettiamo in tutto ciò che facciamo, ciò vale anche per la politica dove è da rilevare che insieme alle elezioni europee ci saranno tornate elettorali a vari livelli, regionali, comunali, che saranno sicuramente il campo di battaglia e di valutazione per capire la tenuta del Governo, della maggioranza e anche dell’opposizione. Cosa pensa di questo?
Sì, è vero e purtroppo le elezioni europee vengono vissute, nel nostro Paese, come un referendum sui rapporti di forza politici interni e tra maggioranza e opposizione. Spero che questa volta non sia cosi e spero che chi si candiderà per andare a Bruxelles lo faccia per svolgere il proprio ruolo presso le Istituzioni europee e spero che possano andare a Bruxelles, persone autenticamente appassionate, che credono realmente che l’Unione Europea rappresenti l’unica prospettiva possibile e che possano impegnarsi, quotidianamente, per questa causa. Se dovessimo rifare l’errore, che spesso abbiamo fatto, di considerare le elezioni soltanto come termometro politico per capire come è messa la maggioranza di governo, come sono messe le opposizioni, perderemmo una straordinaria occasione perché come tutti sappiamo, la partita vera, oggi, si gioca a Bruxelles, non perché, il singolo parlamentare possa incidere chissà quanto, ma perché poi chi vince o chi perde, è assolutamente fondamentale per tutto quanto detto prima, per capire, poi, quali maggioranze reggeranno l’Unione nei prossimi anni così fondamentali. Se pensiamo a tutte le sfide che sono alle nostre porte: conflitti, guerre, pandemie, crisi energetiche, abbiamo vissuto di tutto in questi anni e, dunque, abbiamo bisogno di rafforzare la nostra collaborazione tra Stati europei, abbiamo bisogno di aumentare l’integrazione, abbiamo bisogno di rilanciare con forza il processo di integrazione dell’Unione Europea. Forse oggi molto più di ieri.