di Carmine Pacente*
Dopo anni di discussioni e di proposte, le grandi città si trovano finalmente di fronte alla sfida dei fondi europei. Nel periodo compreso tra il 2021 e il 2027 beneficeranno di una quantità di programmi e di strumenti finanziari derivanti dall’Unione europea come mai era accaduto in precedenza.
Saranno i fatti ora a rispondere alle tante domande degli anni passati:
Avranno le grandi città capacità tecnica, amministrativa e finanziaria adeguate per cimentarsi davvero con la sfida dei fondi europei ?
Saranno in grado di investire una mole di risorse rilevante per garantire sviluppo territoriale, economico e sociale, capace di contribuire a ridurre i gap e ad accompagnare la transizione digitale ed ecologica oltre che la coesione sociale ?
Potranno ambire in prospettiva a un ruolo davvero importante nella gestione di programmi e risorse europee o dovranno continuare ad “accontentarsi” di essere mediate da altri livelli di governo (Stato e Regioni), o di programmi medi e piccoli come è stato finora con qualche positiva eccezione ?
Le risposte arriveranno alla fine di questo ciclo di programmazione, guardando i risultati concreti.
L’esempio di Milano chiarisce bene i termini della questione. Attualmente il comune di Milano può contare su una dote di circa 1 miliardo e 100 milioni di fondi europei tra PNRR e programmi della politica di coesione disponibili. Più in dettaglio il PNRR vale “in partenza” più di 800 milioni di euro e la politica di coesione circa 240 milioni. PNRR e Coesione rappresentano oggi i due principali strumenti di finanziamento disponibili grazie all’Unione europea. A essi potranno poi aggiungersi progetti finanziati dai programmi a gestione diretta e da altri strumenti europei molto più piccoli ma in ogni caso utili e interessanti.
Tornando al PNRR e alla politica di Coesione, 1 miliardo e 100 milioni rappresentano soltanto un dato di partenza, per sua natura dinamico, potendo il comune rispondere a numerosi bandi con i quali potersi aggiudicare nuove risorse per nuovi progetti fino al 2026 (per il PNRR) e fino al 2029 (per la Coesione).
Si tratta di una mole di partenza almeno 10 volte superiore ai fondi europei disponibili nel precedente periodo di programmazione. Per la prima volta quindi le grandi città faranno seriamente i conti con i fondi europei: in alcuni casi cimentandosi soltanto con l’attuazione degli interventi (è in larga parte il caso del PNRR), in altri anche con la programmazione degli investimenti (per esempio con la politica di Coesione).
Se alla fine di questo periodo, tutte le risorse europee saranno state investite; tutti gli interventi previsti saranno stati realizzati, tutti i tempi e le scadenze saranno stati rispettati, allora potremo forse aprire una riflessione politica e istituzionale seria, per chiedere che alle grandi città venga davvero riconosciuto uno status differente rispetto a oggi nella grande partita della gestione dei fondi europei.
In caso contrario sarà molto difficile difendere l’approccio territoriale rispetto alla tendenza a centralizzare che molto governi europei e la stessa Commissione di Bruxelles sembrano voler privilegiare in questa fase storica. Per coloro che aspettano da anni la prova dei fatti, si tratta di un periodo davvero esaltante nel quale vale davvero la pena mettersi in gioco per contribuire, monitorare e rendicontare la grande partita, tenendo accesi i riflettori che potrebbero progressivamente spegnersi passata la narrazione e l’effetto annuncio iniziale.
*Presidente della Commissione Fondi Europei e PNRR del Comune di Milano; membro del Comitato europeo delle Regioni