Può capitare, sfogliando album di vecchie fotografie, di provare una sensazione di disagio, di imbarazzo, di impacciata ilarità: quelle immagini restituiscono, spesso, figure con abiti e capigliature improbabili, fortemente influenzati dalla moda del periodo e, perciò, considerati superati secondo la corrente sensibilità. Una percezione simile di anacronismo si può avvertire anche guardando film non recenti, significativamente legati all’epoca in cui sono stati girati: in essi tutto, dalla fotografia alla colonna sonora, dall’interpretazione al montaggio rivela l’età e i limiti.
Per contro numerose sono le pellicole cinematografiche che non hanno minimamente risentito dell’ingiuria del tempo: esse sembrano pervase da un senso di universalità spazio-temporale, hanno mantenuto integra la propria bellezza e, sovente, sono riuscite ad anticipare temi e tecniche considerati tuttora validi e di attualità.
Dalla commedia al thriller, dalla fantascienza al drammatico, dalla parodia al documentario, di seguito una breve lista di opere che, pur avendo superato, talora abbondantemente, la maggiore età, resistono all’usura; film di cui si fatica a credere che siano stati prodotti in un’epoca ben precisa e determinata e che sono entrati, a pieno titolo, a far parte della storia del cinema, film che hanno precorso i tempi per gli argomenti e il modo con il quale sono stati trattati.
1. Tempi moderni – Charlie Chaplin (1936)
Chaplin riesce a rendere con acuta, lucida e ironica maestria la vita in fabbrica, l’alienazione, la ripetitività, i ritmi incalzanti della catena di montaggio, la povertà, i piccoli espedienti per sopravvivere, la solidarietà, la forza di ricominciare.
2. Ladri di biciclette – Vittorio De Sica (1948)
La fame e la disperazione dopo la guerra, la disponibilità a svolgere un lavoro qualsiasi pur di racimolare qualche misero spicciolo: le ultime lenzuola impegnate al Monte di Pietà per acquistare una bicicletta che può fare la differenza tra mangiare e morire di fame. Una storia che si ripete con il medesimo copione alla fine di ogni conflitto in ogni luogo sulla faccia della terra.
3. Il settimo sigillo – Ingmar Bergman (1957)
Una partita a scacchi con la Morte, il tormentato rapporto tra l’uomo e Dio, il peccato e l’espiazione, contrasti e dualismo in un continuo e sapiente gioco di luci e ombre.
4. A qualcuno piace caldo – Billy Wilder (1959)
Essere costretti a travestirsi da donna per sfuggire ai mafiosi, scoprire che può essere piacevole questa nuova “forma” fino a far perdere la testa a un attempato milionario, cui la natura maschile di Daphne/Jerry non importa minimamente giacché “Nessuno è perfetto!”
5. Psycho – Alfred Hitchcock (1960)
Norman Bates, il rapporto conflittuale con la madre, il complesso di Edipo, lo sdoppiamento della personalità.
6. 2001 Odissea nelle spazio -Stanley Kubrick (1968)
La perfezione fatta film: l’odissea dell’essere umano dagli ominidi alla conquista dello spazio, l’intelligenza artificiale, incarnata da Hal 9000, totalmente senziente, la sua ribellione. La minuziosa e maniacale riproduzione dello spazio, delle astronavi, dell’assenza di gravità: effetti speciali che ancora oggi riescono a stupire e meravigliare per la loro impeccabilità.
7. Frankenstein Jr – Mel Brooks (1974)
La fotografia in bianco e nero che richiama quella in uso negli anni ‘30. La parodia per antonomasia, battute esilaranti, personaggi che sono ormai divenuti leggendari: il Dottor Frankenstein, Igor, Frau Blücher, Inga, Elisabeth.
8. Apocalypse now – Francis Ford Coppola (1979)
La guerra in Vietnam, l’eterna dicotomia tra bene e male, razionalità e follia, il cui confine non è così netto e definito come una certa ipocrisia vorrebbe far credere, “L’orrore!”
9. The Blues Brothers – John Landis (1980)
Cosa accade quando due fratelli, “in missione per conto di Dio” devono rimettere insieme “la banda”…
10. Blade Runner – Ridley Scott (1982)
Androidi che si ribellano e si danno alla fuga, cacciatori di replicanti che devono eliminarli. Uno dei più bei film di fantascienza di sempre, con scene e battute epocali “«Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi. Navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione. E ho visto i raggi “B” balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser. E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo, come lacrime nella pioggia. È tempo di morire.»
11. Koyaanisqatsi – Godfrey Reggio (1992)
Film sperimentale, senza trama né dialogo con una magnifica colonna sonora di Philip Glass.
12. Videodrome – David Cronenberg (1983)
Il complesso rapporto tra l’individuo e la tecnologia, una televisione sempre più invadente, fino a divenire invasiva.
13. Il cielo sopra Berlino – Wim Wenders (1987)
Due angeli ascoltano i pensieri e vedono il dipanarsi dell’esistenza degli esseri umani in una Berlino ancora divisa. Wenders disse: “Volevo raccontare la storia di questa città. Era ancora una città divisa. Ci vivevano due popoli diversi, sebbene parlassero la stessa lingua. Il cielo era l’unica cosa che a quei tempi unisse la città”.
14. Giochi nell’acqua – Peter Grenaway ( 1988)
Tre donne fanno annegare i loro compagni, una bambina salta la corda contando le stelle, uno stravagante medico legale organizza giochi bizzarri con il figlio; un film ricco, grottesco, pittorico.
15. Sogni – Akira Kurosawa (1990)
Otto episodi, otto sogni attraverso cui un uomo ripercorre i momenti fondamentali della sua vita. Uno dei sogni è interamente girato all’interno dei dipinti di Vincent Van Gogh, interpretato da Martin Scorsese.
16. Fratello, dove sei – Joel ed Ethan Coen (2000)
Tre galeotti evadono dai lavori forzati e compiono un viaggio odisseico lungo il Mississippi. Particolarissima la fotografia con un effetto seppiato, ottenuto attraverso un sistema di correzione del colore.
17.The Others – Alejandro Amenábar ( 2001)
Il confine tra la vita e la morte è talmente sottile da confondersi; l’oscurità regna sovrana, la relatività dell’essere “altro”.
18. Good Bye, Lenin – Wolfgang Becker (2003)
Per evitare un trauma che potrebbe riuscire fatale alla madre, Alex cerca disperatamente di ricreare un universo che non esiste più, rinnegato e cancellato troppo frettolosamente all’indomani della caduta del muro di Berlino. La colonna sonora di Yann Tiersen, pervasa di poesia e nostalgia verso un mondo perduto, sottolinea e amplifica quel sottile, eppur persistente, senso di rimpianto e di perdita: “Il paese che mia madre lasciò era un paese nel quale aveva creduto e che io ero riuscito a far sopravvivere, fino al suo ultimo respiro. Un paese che, nella realtà, non era mai esistito e che per me rimarrà sempre legato alla memoria di mia madre”.