L’annuale classifica stilata dal Sole24Ore sulle città italiane dove si vive meglio, puntuale porta alla ribalta l’annosa e secolare questione delle differenze tra il Nord e il Sud del nostro Paese. Le città settentrionali stravincono e il Nord-Est la fa da padrone senza rivali, con la sola eccezione, al secondo posto, di Bologna, città da anni ai vertici di questa classifica.
Quest’anno il primo posto se lo aggiudica Udine, (per dovere di informazione, a guida Centro-Sinistra), il profondo Nord-Est, ricco e fattivo mentre, terza classificata è Trento, manco a dirlo…
E poi, le capitali della cultura, Bergamo e Brescia e ancora una provincia lombarda come quella di Monza-Brianza fino ad arrivare, sempre tra le prime dieci posizioni, a Milano che si piazza all’ottavo posto, stabile come lo scorso anno. A chiudere il novero delle prime dieci, Verona al nono, Modena al settimo, Firenze al sesto e Aosta a occupare la quarta posizione. Come di consueto, ormai è prassi, le ultime posizioni delle 107 province sono occupate da città del Sud Italia che da Taranto a Foggia, fanalino di coda, chiudono gli ultimi dieci posti.
Il quotidiano economico nazionale ha stilato la graduatoria seguendo alcuni parametri di riferimento utilizzati in egual misura per tutte le città capoluogo. Ma in particolare, quest’anno si è data maggiore attenzione ad alcuni fattori rilevanti in termini anche di attualità di cronaca come l’indice sintetico sulla “Qualità della vita delle donne”, quello sulla qualità della “Giustizia e della sicurezza” e quello relativo alla “Sportività e all’Ecosistema Urbano”. Poi, anche gli indici “Ambiente e Servizi” e “Affari e Lavoro”, che hanno fatto schizzare ai primi posti Bergamo e Brescia ma anche Aosta e Modena.
In sostanza se andiamo ad analizzare l’intera tabella degli indici di riferimento, non troviamo nessuna città, da Roma in giù, che si sia piazzata prima o, almeno nelle prime cinque posizioni, fatta eccezione per Isernia che si classifica prima nell’indice relativo al numero delle Farmacie ogni mille abitanti.
Dunque, lo scenario che si delinea è decisamente deprimente per buona parte, abbiamo visto quale, del Paese. Anche una città come Matera, solo pochi anni fa Capitale Europea della Cultura, la troviamo solo all’ottantaquattresima posizione, in discesa, rispetto allo scorso anno di ben otto posizioni. Che dire, il dibattito, alla luce di questa importante fotografia, è ben lungi dall’essere portato a soluzione se non si inizieranno serie e decise politiche d’intervento per buona parte d’Italia ma, soprattutto, cambiamenti di rotta in termini di conduzione e gestione della cosa pubblica attraverso un rivoluzione culturale senza se e senza ma, che abbia come obiettivo la convinzione di essere fatta per un solo Stato all’interno di una comunità più ampia che si chiama Europa.