Dopo un’estate calda con temperature record registrate nel nostro Paese, l’autunno ha fatto irruzione e con esso le giornate corte, il freddo e la pioggia. Nei giorni scorsi abbiamo nuovamente assistito a scene drammatiche riguardanti l’alluvione che ha messo in ginocchio la Toscana. Non possiamo non ricordare le notizie altrettanto sconvolgenti di qualche mese fa provenienti dall’Emilia Romagna, un’altra regione profondamente vessata dalle alluvioni e che ancora aspetta le risorse economiche necessarie alla ripartenza e alla messa in sicurezza di alcuni territori.
Le immagini e i video provenienti dalla Toscana ci lasciano senza parole. Ospedali allagati, case distrutte, strade inondate. I danni giorno dopo giorno continuano ad aumentare; una stima indica un valore di circa 500 milioni di euro. Migliaia le persone evacuate dalle proprie abitazioni, specie a Prato e in provincia dove vi sono i problemi maggiori. Le condizioni assai critiche sinora descritte hanno orientato il Consiglio dei Ministri a deliberare la dichiarazione di stato d’emergenza per dodici mesi nel territorio delle province di Firenze, Livorno, Pisa, Pistoia e Prato e a prevedere uno stanziamento di 5 milioni di euro per gli interventi di soccorso e di ripristino dei servizi pubblici essenziali.
Sono sotto gli occhi di tutti le conseguenze dei cambiamenti climatici; ci lasciamo alle spalle un ottobre alquanto caldo con le temperature di circa 3 gradi sopra la media. Questi dati ci devono spingere ad agire più velocemente sul versante delle politiche ambientali prima che sia troppo tardi. Ma il nòcciolo della questione é un altro: in Italia è necessario un piano di investimenti per prevenire gli eventi meteorologici estremi e per la messa in sicurezza di territori a rischio. La cultura della prevenzione e dell’adattamento non deve essere solo una bandiera da sventolare nei momenti di crisi, ma deve essere un elemento centrale dell’azione politica. È proprio per questo che é necessario ripristinare l’unità permanente contro il rischio di dissesto idrogeologico ”Italia Sicura”.
In un’intervista sul quotidiano Avvenire, Mauro Grassi, economista, a capo del dipartimento ItaliaSicura presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri nei primi anni di funzionamento della medesima, denuncia la mancata esecuzione di interventi di mitigazione del rischio di frane nei territori di Campi Bisenzio, Prato, Lastra e Signa a causa della chiusura della struttura di missione. Numerosi interventi erano previsti non solo in Toscana ma anche in Emilia Romagna e al Sud, in modo particolare in Sicilia.
Se da una parte è vero che “ItaliaSicura” è al centro del dibattito politico italiano, dall’altra repetita iuvant. Nei primi tre anni del suo funzionamento sono stati investiti 2.260 milioni di euro in 1.781 opere, la maggior parte delle quali portate a termine. Tutto accompagnato da una semplificazione dell’iter burocratico che prima del 2014 bisognava seguire per aprire un cantiere.
Gli eventi calamitosi di questi giorni portano con sé numerose conseguenze non solo sul fronte ambientale, ma anche su quello economico sociale. Tante infatti sono le imprese che hanno subito danni e che si apprestano a ripartire. Secondo alcuni , tra i settori maggiormente colpiti da questa ondata di maltempo vi é l’agricoltura, già penalizzata dal clima sfavorevole dei mesi scorsi.
Il governatore della Toscana Giani ha fatto appello a tutte le autorità competenti affinché la gente colpita non sia lasciata sola in questa delicata fase di passaggio.
Ora però mettiamo da parte la retorica perché é necessaria una seria riflessione circa il futuro del nostro territorio e, in via generale, del nostro pianeta se continuiamo ad ignorare gli effetti dei cambiamenti climatici. Non é affatto facile individuare le priorità in un Paese molto eterogeneo come l’Italia. Potenziare e rinforzare le infrastrutture esistenti come i ponti e gli argini dei fiumi potrebbe costituire un’ottima base per organizzare “una macchina” efficiente, capace di programmare gli investimenti e realizzarli nel breve tempo possibile.
É il momento di correre, di affrontare seriamente il problema, prima che la natura ci fermi definitivamente.