“E la chiamano estate” era il titolo di una canzone scritta dal grande Franco Califano che calza a pennello per descrivere questa estate 2023. Un’ estate torrida sul piano climatico e gelata sul piano economico e sociale, anticipatrice di un autunno molto ma molto critico, per le famiglie, i lavoratori e le lavoratrici, i pensionati, i disoccupati e gli inoccupati italiani, in particolare modo per i residenti nel Mezzogiorno.
E’ ormai evidente a tutti che il governo Meloni, oltre alla propaganda utile per vincere le elezioni, abbia intrapreso una traiettoria assolutamente contraria agli interessi dei soggetti su mensionati. Ne sono la dimostrazione i peggioramenti dei dati macroeconomici del Paese, la crescita esponenziale ed incontrastata dell’inflazione, la perdita del potere d’acquisto dei salari e delle pensioni e con essi la riduzione costante della qualità e del livello dei servizi pubblici in modo particolare della Sanità e dell’Istruzione ma anche dell’Inclusione, del Welfare e della Mobilità. Perfino incerto e ridimensionato, dopo oltre un anno di propaganda iniziata con il governo Draghi, si sta delineando il quadro di applicazione del PNRR, con continui “definanziamenti” e tagli sugli investimenti, che stanno riguardando soprattutto opere materiali, infrastrutturali, nel Mezzogiorno ed in particolare in Calabria, anche in settori strategici come la logistica, le telecomunicazioni, l’energia, il digitale, la ricerca.
Così come scandalosa si sta dimostrando l’indifferenza sulle questioni relative ai trattamenti salariali di milioni di precari, certamente migliorabili se venisse promulgata una legge sul salario minimo. Invece si ha la netta sensazione che quello della Meloni, di Salvini e di Tajani sia diventato il governo dell’attacco diretto ai valori e ai diritti sanciti dalla Costituzione, nata dalla resistenza al nazifascismo. Esso persegue scientemente, e finora senza adeguata opposizione politica, la dissoluzione dello Stato unitario, attraverso il superamento del modello parlamentare della nostra democrazia, l’autonomia differenziata ed il presidenzialismo. Una via bassa, una scorciatoia assolutamente inadeguata a dare una prospettiva ed un futuro al nostro Paese, comunque afflitto da mali strutturali, in un contesto internazionale di grave crisi politica.
Il quadro internazionale continua ad essere condizionato dalla follia delle guerre e con un’Europa ormai ridotta ad un simulacro, governata da tecnocrati, bellicisti, con all’orizzonte le elezioni ed il rischio che si affermi la peggiore destra xenofoba, visto il silenzio e l’inadeguatezza delle forze progressiste, socialiste ed ambientaliste, incapaci finora di prospettare una visione comune in grado di far rivivere i migliori dettami del già “modello sociale europeo”.
Per queste ragioni assume molto rilievo la manifestazione “La via Maestra, insieme per la Costituzione”, indetta dalla CGIL, insieme ad un vastissimo cartello di associazioni del nostro Paese, tra cui l’Anpi, l’Arci, Emergency, Acli promossa per il 7 Ottobre prossimo a Roma. Le sette idee programmatiche: Lavoro, Fisco, Giovani, Pensioni, Stato sociale, Politiche industriali, Pace e Costituzione segnano i contenuti di rivendicazione, delineando una chiara opzione alternativa alle tendenze in atto. E’ un essenziale e necessario tentativo di costruzione di un’altra visione rispetto a quella vigente. Perché possa affermarsi c’è bisogno di vincere la rassegnazione ed il disincanto, se non il cinismo, è necessario provare a scalfire la coltre di individualismo che ha messo in soffitta l’idea di Bene comune e di tutela collettiva. Spero riecheggi forte l’idea che “Un altro mondo è possibile”.
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