di Lucia Castagna
E’ l’artworker che con le sue creazioni digitali sta portando una piccola rivoluzione nel mondo dell’arte e dei nuovi linguaggi narrativi in continuo fermento. Ha all’attivo una pubblicazione con i suoi artwork uscita a Giugno per i tipi delle Pecore Nere Editorial.
Forse è una visionaria, una sognatrice, una schizofrenica, una dalle percezioni sensoriali profonde e sofferte. Di certo una persona sensibile, impaurita dalla gente che può fare paura, dalla malvagità e dalla ferocia gratuita di un mondo votato al male, che può dare dolore e ferite difficili da guarire.
Chi è veramente EineBerlinerin, al di là di questo nome?
Un’anarchica disciplinata, e ho scelto di chiamarmi così perché mi piaceva un nome tedesco, non identificativo di una persona, ma una persona come tante, una qualunque, che ha deciso di rispondere agli urti della vita e ai suoi graffi con la forza dei suoi disegni. Io che non so disegnare ho imparato a farlo proprio come uno smacco al destino.
Dunque, un’artista?
Un’artista digitale, figlia del proprio tempo. Un’essenza artistica e colorata, l’eteronimo di un ortonimo. Qualcuno che, nonostante la dimensione immaginaria, possiede una sua personalità. Un autore fittizio che copre l’autore vero, e con quel richiamo a Berlino che è un po’ la mia seconda patria, tutta a colori proprio come nel mio ricordo, la visione di una città con i suoi tubi rosa, viola, azzurro, blu che l’attraversano e la percorrono dalla terra al cielo, dai palazzi alle strade ai canali, tutto sempre in movimento. Una città che mi appartiene, in continua espansione e rivoluzione, come l’animo di un’artista che cerca il suo centro, il suo linguaggio, dopo aver attraversato il dolore vero, quello grande e profondo che pare spaccarti il cuore. A cui io ho deciso di sopravvivere cambiandogli semplicemente una lettera, e così il dolore è diventato colore.
Come è avvenuto questo processo di identificazione?
Iniziando a sperimentare con la tecnologia, inventando un puzzle, una serie di quanti che interagiscono fra di loro, e se li rimetti insieme tornano ad essere un’unità. Un po’ come posso essere io in un’estensione di me, un’entità che è quasi la proiezione di qualcun altro, pur essendo essenzialmente una sola.
Quasi una seduta psicanalitica.
I miei artwork nascono da un’emozione che, attraverso un intenso flusso psichico ricorre alle tecnologie digitali applicando i principi caleidoscopici e coloratissimi del paradosso, trasformando regole e significati. Un modo per entrare in un universo espressivo che non conoscevo, utilizzando nuovi paradigmi artistici e linguistici per dare nuova luce al senso codificato dei nostri giorni. Come scoprendo un nuovo senso, che magari è il settimo o l’ottavo….
Come si evolve in lei questa nuova personalità?
Con la rivoluzione digitale, che ha rivoluzionato il nostro modo di esprimerci. La scrittura non è più fatta solo di parole ma anche di visualizzazioni, segni e disegni digitali per chi li fa e per chi ne fruisce. Io prendo delle illustrazioni free, libere da copyright, e le ripasso e le elaboro in varie app,
manipolandole con filtri, distorsioni, effetti vari che scelgo di volta in volta, utilizzandole per far diventare il mio lavoro altro. Il telefonino è il mio assistente, il mio complice assoluto.
Anche grazie all’intelligenza artificiale?
“Sì, con l’Intelligenza Artificiale creo direttamente io le illustrazioni, le immagini che voglio realizzare, non utilizzo quelle già preconfezionate. È come avere una tela bianca da riempire, a seconda dell’ispirazione e dell’umore. Tutto a portata di tutti, come le mie nuove paperelle ispirate alla pittura classica e moderna, e al segno originale di ogni artista. Quasi una papera uscita per scherzo dal suo recinto, e rivista da Van Gogh, Frida Kahlo, Botero, Leonardo… Oppure i miei paesaggi luminosi o i ritratti di personaggi famosi come David Bowie e Uma Thurman, ad esempio. La vera arte pop di questo nuovo millennio. Perché, come diceva Picasso, l’arte è una menzogna che ci fa raggiungere la verità.
2023 © EineBerlinerin