Il 7 luglio a Roma a Palazzo Montecitorio il presidente dell’Istat, Francesco Maria Chelli, ha presentato il “Rapporto Annuale 2023. La situazione del Paese”.
Come ogni anno il Rapporto dell’Istat fa una fotografia del nostro Paese attraverso dati e statistiche ricche e aggiornate con un approccio integrato tra i diversi aspetti demografici, economici e sociali. Il quadro che ne emerge quest’anno delinea la fase di straordinaria complessità che l’Italia sta affrontando in un contesto segnato dalle crisi sia di carattere internazionale che nazionale.
Il Rapporto Istat, giunto alla sua trentunesima edizione, è strutturato in 4 capitoli, ognuno dedicato a uno specifico tema: Capitolo 1, L’Italia tra eredità del passato e investimenti per il futuro; Capitolo 2, Cambiamenti nel mercato del lavoro e investimenti in capitale umano; Capitolo 3, Criticità ambientale e transizione ecologica; Capitolo 4, Il sistema produttivo tra resilienza e innovazione.
Include inoltre focus di approfondimento trasversali ai temi di demografia, lavoro, ambiente e imprese con attenzione ai divari territoriali e agli equilibri inter-generazionali e di genere.
Vediamo soltanto qualche numero.
Dai numerosi dati emergono le numerose potenzialità del nostro Paese e la capacità di ripresa che ha manifestato dopo gli shock prima della crisi pandemica e, dopo, della guerra russo-ucraina, soprattutto alla luce delle opportunità offerte dal PNRR e dalle sollecitazioni provenienti dall’Unione europea.
Purtroppo ci sono problemi che devono essere affrontati con risposte politiche nuove e complesse. Fra tutti quello demografico con l’invecchiamento che avanza e la bassa natalità: 1,24 figli per donna (sotto i 400 mila i nuovi nati), il primo figlio a 32 anni, l’aspettativa di vita di 80,5 per gli uomini e 84,8 per le donne,184 anziani ogni 100 giovani e il record di 22 mila ultracentenari, due mila in più dello scorso anno. Una struttura demografica che sicuramente va gestita in un modo diverso dal passato dal punto di vista del welfare, sanitario e della crescita economica che comunque continua ad aumentare. Il Pil nel 2022 è cresciuto del + 3,7, inferiore alla Spagna (5,5%) ma più di Francia (2,5) e Germania (1,8).
Comincia a rallentare anche l’incubo inflazione, rispetto all’8,7% del 2022, mentre aumenta l’occupazione di 500 mila unità ma l’aumento non ha riguardato i giovani e le donne.
Ancora una famiglia su quattro risulta in povertà energetica dopo aver ricevuto i bonus sociali per l’elettricità e il gas. L’ammontare dei bonus sociali, finalizzati a mitigare l’impatto sulle famiglie della crescita dei prezzi dei beni energetici, è in media di 992 euro per famiglia beneficiaria e oltre il 90% del valore totale della spesa va alle famiglie più povere.
È ancora scarsa la percentuale delle imprese che investono in innovazione: soltanto una su due (50,9%). Inoltre la percentuale di giovani sotto i 35 anni che ha una sua impresa è soltanto uno su dieci circa (11,7%, 500 mila in totale), mentre quella delle donne è arrivata ad essere quasi una su tre (il 27%, oltre un milione e 200 mila).
Fra i giovani, nel 2020, il flusso di laureati in rapporto alla popolazione di età 20-29 anni è arrivato ad essere quasi in linea con la media europea: per le lauree di primo livello rappresenta il 31,3 per mille (34,3 per la Ue27) e cresce di 7 punti rispetto a dieci anni fa, per le lauree magistrali rappresenta il 21,1 per mille in Italia e il 22,1 per mille nell’Ue 27; infine, i laureati (di qualsiasi livello) in discipline Stem nel 2020 rappresentano il 16,5 per mille, 1,9 punti sotto la media Ue27.
Moltissimi ancora i cosiddetti Neet, i giovani che non studiano e non lavorano: che sono 1,7 milioni, quasi un quinto di chi ha tra 15 e 29 anni, sopra la media europea di circa 7 punti, più in alto c’è soltanto la Romania.
Il problema ambientale balza in modo evidente e preoccupa la popolazione. Il 70 per cento della popolazione sopra i 14 anni considera il cambiamento climatico o l’aumento dell’effetto serra tra le preoccupazioni prioritarie.
Si sono ridotte le precipitazioni, e sono aumentate le temperature, provocando una minore disponibilità media annua della risorsa idrica, che raggiunge nel 2022 il suo minimo storico, quasi il 50 per cento in meno rispetto all’ultimo trentennio 1991-2020. Forti le criticità nell’infrastruttura idrica: nel 2020, il 42,2 per cento dell’acqua immessa nelle reti di distribuzione dell’acqua potabile non arriva agli utenti finali.
Tutto questo ha colpito la produzione agricola con un calo dei volumi di produzione nel 2022 in tutti i comparti produttivi tranne quelli frutticolo, florovivaistico e le attività secondarie: coltivazioni (-2,5 per cento in volume), legumi (-17,5 per cento), olio d’oliva (-14,6 per cento), cereali (-13,2 per cento), piante foraggere (-9,9 per cento), ortaggi (-3,2 per cento), piante industriali (-1,4 per cento) e vino (-0,8 per cento).
Insomma un panorama dell’Italia denso di luci e ombre ma che con un nuovo impegno di innovazione potrà trovare nuove risposte per avviare un percorso di sviluppo sostenibile.