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Macron: la Francia pronta a riconoscere la Palestina

di Pippo Gallelli

Tutto si può dire di Emmanuel Macron, ma non che manchi di coraggio nelle sue scelte. In un momento cruciale della diplomazia internazionale e nel mezzo di una delle crisi più lunghe e dolorose del Medio Oriente, il presidente francese ha lanciato un segnale destinato a lasciare il segno nella storia. Macron ha infatti annunciato che la Francia è pronta a riconoscere formalmente uno Stato palestinese “a giugno”, in occasione di una conferenza che sarà copresieduta insieme all’Arabia Saudita a New York. “Il nostro obiettivo è da qualche parte a giugno”, ha dichiarato l’inquilino dell’Eliseo intervistato da France 5, “insieme all’Arabia Saudita presiederemo questa conferenza sulla Palestina, dove potremo finalizzare questo movimento di riconoscimento reciproco”.

Un passo che potrebbe cambiare gli equilibri

Il peso simbolico e politico di una simile decisione non può essere sottovalutato. La Francia, membro permanente del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, potenza nucleare e pilastro dell’Unione Europea, potrebbe diventare uno dei primi grandi Paesi occidentali a dare un riconoscimento ufficiale alla sovranità palestinese. Un atto che arriverebbe dopo decenni di ambiguità, equilibri precari e dichiarazioni di principio mai pienamente seguite da atti concreti.
La mossa francese si colloca in un contesto segnato da profonde tensioni e da un’escalation senza precedenti della crisi israelo-palestinese, con migliaia di vittime civili e una situazione umanitaria drammatica nella Striscia di Gaza. Ma oltre al piano strettamente bellico, c’è quello dei diritti: da anni, le principali organizzazioni internazionali denunciano un regime di apartheid e discriminazione sistematica nei confronti dei palestinesi, sia nei territori occupati che in Israele stesso. Riconoscere lo Stato palestinese non è soltanto un gesto diplomatico, ma un atto politico che intende restituire dignità a un popolo cui viene da troppo tempo negato il diritto all’autodeterminazione. È, in altre parole, una risposta concreta a un’ingiustizia storica.

Il ruolo della Francia e il possibile effetto domino

La dichiarazione di Macron potrebbe aprire la strada a un effetto domino in Europa. Paesi come Spagna, Irlanda, Belgio e Slovenia hanno già espresso, in diverse occasioni, la volontà di riconoscere la Palestina in maniera coordinata. Se Parigi farà da apripista, è plausibile che altri governi europei seguiranno l’esempio, rafforzando un fronte diplomatico alternativo a quello statunitense, tradizionalmente allineato con Israele. Allo stesso tempo, la collaborazione con l’Arabia Saudita rappresenta un elemento chiave. Riad, pur rimanendo formalmente non ostile a Israele nel quadro degli Accordi di Abramo, ha più volte ribadito che una normalizzazione piena delle relazioni passa attraverso la creazione di uno Stato palestinese. La conferenza di giugno potrebbe quindi segnare un punto di svolta anche nei rapporti tra mondo arabo e Occidente.

Verso una nuova fase diplomatica ?

Si tratta solo di un annuncio ed è presto per dire se il riconoscimento francese basterà a sbloccare il processo di pace, ormai in coma da anni. Tuttavia, l’iniziativa di Macron potrebbe riportare però la questione palestinese al centro dell’agenda internazionale. Non come pedina sacrificabile su una scacchiera geopolitica, ma come questione di giustizia, dignità e diritti. Non sarebbe corretto illudersi, ma nel contesto attuale, segnato dalla tragedia quotidiana e da un crescente isolamento delle voci palestinesi nei media e nelle diplomazie occidentali, una mossa come questa potrebbe rappresentare l’inizio di un nuovo corso.