di Michele Petrocelli
Dal congresso fiorentino della Lega, che ha visto la riconferma, prevedibile, dell’unico candidato, Matteo Salvini, alla presidenza del partito, sono uscite indicazioni che hanno subito agitato gli animi all’interno della maggioranza di governo. Su tutte, la richiesta, a gran voce, del ritorno del “Capitano” alla guida del Viminale che, a breve giro di posta, a scatenato le reazioni, da un lato quelle dei fratelli italioti, dall’altro quelle di Antonio Tajani che con una secca dichiarazione ha messo in chiaro la posizioni, a riguardo, di Forza Italia. In sostanza ha riferito Tajani, se insistono sul Viminale, si va alla rottura della coalizione di governo. Una botta secca che ha visto la repentina smentita dell’attuale titolare del MIT che ha replicato di avere grande stima per l’attuale ministro Piantedosi e che al momento ci sono altre cose a cui pensare. In sostanza, abbiamo scherzato, è stata una boutade goliardica del congresso. In realtà di queste e altre frecciatine, nel corso di questi due anni e mezzo il Matteo verde e la sua claque ne hanno prodotto in quantità, spesso mettendo in difficoltà i diversi alleati, compresa la presidente Meloni. Detto questo, la situazione politica nazionale resta, a nostro avviso, ancorata al palo, con una premier che, nell’attesa di ospitare il vice presidente statunitense Vance, prepara la gita lampo negli Usa, per andare a prostrarsi e a chiedere istruzioni sul come muoversi dopo la batosta dei dazi. Dal: “Non c’è da preoccuparsi”, del 3 aprile scorso al:” Forse questi sono veramente Dazi amari” (ndr). Attendiamo di fare la cronaca di questa nuova azione della Giorgia nazionale che pone un altro tassello a quello che possiamo definire lo stillicidio dell’agonia dell’Europa. Forse i nostri governanti stanno pensando a una folle Italexit? Forse stanno pensando e sperando di diventare punto di riferimento per gli USA in Europa? O forse, non ci stanno capendo nulla e la strategia consiste solo nel prendere tempo? Quale che sia la strada, dobbiamo rilevare che così non va e non può proseguire perché tra bisticci interni, piccole schermaglie, errori, confusione e tanta approssimazione, il Paese è bloccato. La sanità resta ancora un mistero, i salari sono fermi a 15 anni fa, l’occupazione peggio che mai, le riforme per niente condivise con gli altri attori politici e sociali della Nazione creano conflitti e disaccordi per non parlare della freschissima decretazione sulla sicurezza che di sicuro ha ben poco e che a leggerla bene odora molto di muffa…