di Pippo Gallelli
Hamdan Ballal, il regista palestinese vincitore dell’Oscar per il documentario No Other Land, è stato arrestato dai soldati israeliani dopo essere stato aggredito da un gruppo di coloni nei pressi del villaggio di Susya, in Cisgiordania. Lo scrive il quotidiano Haaretz e la notizia in queste ore è stata rilanciata dalle agenzie di tutto il mondo. L’attacco, avvenuto nella serata di ieri, ha coinvolto decine di coloni che hanno lanciato pietre contro auto, case e residenti locali, provocando diversi feriti.
A denunciare l’accaduto è stato il co-regista israeliano Yuval Abraham, che ha scritto su X: “Un gruppo di coloni ha attaccato la casa di Hamdan, lo hanno picchiato sulla testa e su tutto il corpo. Mentre era ferito e sanguinante, i soldati sono entrati nell’ambulanza che aveva chiamato e lo hanno arrestato. Da allora non si hanno più notizie e non è chiaro se stia ricevendo cure mediche e cosa gli stia succedendo”. Abraham ha anche condiviso un video che mostra un colono mascherato mentre attacca il villaggio di Ballal. Secondo testimoni oculari, quattro palestinesi sono stati feriti dalle pietre, mentre la polizia ha dichiarato di aver arrestato tre palestinesi e un minorenne israeliano, quest’ultimo successivamente rilasciato a causa delle ferite riportate.
L’arresto di Ballal arriva poche settimane dopo il trionfo agli Oscar del documentario No Other Land, che racconta la distruzione della comunità palestinese di Masafer Yatta da parte dell’esercito israeliano. Il film, diretto da Ballal insieme ai co-registi Basel Adra, Yuval Abraham e Rachel Szor, ha ottenuto un incredibile successo internazionale, vincendo 68 premi, tra cui il Miglior Documentario agli European Film Awards e il Miglior Film al Festival di Berlino.
Sul palco degli Oscar, due dei quattro registi – un israeliano e un palestinese – avevano lanciato un appello per i diritti dei palestinesi e una soluzione politica al conflitto, sottolineando la necessità di un futuro senza supremazia etnica. Il loro discorso aveva suscitato reazioni contrastanti: da una parte, un’ondata di solidarietà da attivisti e sostenitori della causa palestinese; dall’altra, critiche da parte della Campagna palestinese per il boicottaggio accademico e culturale di Israele (PACBI), che ha accusato il documentario di violare le “linee guida anti-normalizzazione”.
Mentre cresce la preoccupazione per le condizioni di Ballal, la comunità internazionale e il mondo del cinema restano in attesa di aggiornamenti. L’arresto di un regista premiato agli Oscar getta nuova luce sulla brutalità degli scontri in Cisgiordania e sull’impunità di molti episodi di violenza perpetrati dai coloni. Nel frattempo, No Other Land, nonostante il clamore suscitato, non ha ancora trovato un distributore negli Stati Uniti.