Politica

Meloni e Ventotene: la maschera cade, la statura da leader europea resta un miraggio

di Pippo Gallelli

Con il suo scomposto attacco al Manifesto di Ventotene, Giorgia Meloni ha perso un’importante opportunità per accreditarsi come una leader di spessore europeo. Avrebbe potuto sollevare lo sguardo dalle polemiche quotidiane e riconoscere, almeno in parte, il valore storico e morale del Manifesto, simbolo della costruzione di un’Europa unita e democratica. Ma così non è stato. Alla Camera, la Presidente del Consiglio ha preferito parlare alla pancia del suo elettorato, con un discorso più adatto ai social che a un’aula parlamentare. Il risultato? Un’ulteriore distanza tra la retorica sovranista e il significato storico dell’isola.

Un discorso per i social, non per la Storia

Meloni è entrata a gamba tesa sul tema, tradendo con parole e tono la solennità del luogo e del momento. Il suo intervento è apparso più un tentativo di rassicurare un elettorato diffidente verso l’Europa e ossessionato dai “burocrati di Bruxelles” che un discorso capace di inserirsi con autorevolezza nella grande narrazione europea.

Ventotene non è solo un’isola: è il simbolo di un’Europa nata per superare i nazionalismi che hanno devastato il continente. Ma Meloni ha scelto di prendere le distanze dall’eredità del Manifesto, affermando con decisione: “Non è la mia Europa”. Un’affermazione che, al di là del consenso immediato che può generare tra i suoi sostenitori, rischia di isolarla ulteriormente in pieno stile “alla Trump”.

Benigni rimette le cose al loro posto

Mentre la premier sembrava intenzionata a ridimensionare il valore di Ventotene, a ricordarne l’importanza ci ha pensato Roberto Benigni, ironia della sorte, proprio da “TeleMeloni”. Con il suo consueto mix di ironia e profondità, l’attore e regista toscano ha riportato al centro l’eredità di Altiero Spinelli e del Manifesto di Ventotene.

“Mentre tutto intorno c’erano rovine, morti, cadaveri, nel 1941, nella piccola isola di Ventotene, tre uomini, tre eroi, Spinelli, Rossi e Colorni, ebbero un lampo, un’idea, di cambiare tutto, girare pagina: l’idea dell’unità europea.”

Parole che hanno scaldato gli animi e sottolineato, per contrasto, la povertà di visione della premier.

Il silenzio di Mattarella e il disagio del Quirinale

Non ha parlato Sergio Mattarella, ma da quel che trapela il suo sconcerto è più che palpabile. Il Presidente della Repubblica, da sempre strenuo difensore dei valori europei, ha seguito con evidente freddezza l’intervento della Meloni. Non è un mistero che il Quirinale guardi con preoccupazione ad ogni strappo sul fronte europeo.

Nel 2021, Mattarella depose un fiore sulla tomba di Altiero Spinelli a Ventotene, definendo il Manifesto un “punto di riferimento”. Oggi, di fronte alle parole di Meloni, il contrasto con quella visione appare più stridente che mai.

Cos’è il Manifesto di Ventotene e perché è ancora attuale

Il Manifesto di Ventotene, redatto nel 1941 da Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni mentre erano confinati sull’isola, è uno dei documenti fondativi dell’idea di un’Europa unita e federale. In piena Seconda guerra mondiale, immaginava un continente libero dai nazionalismi, basato sulla cooperazione tra i popoli, la democrazia e il rispetto dei diritti umani.

Gli autori sostenevano che solo un’Europa federale potesse garantire una pace duratura e impedire il ripetersi delle tragedie belliche. Le idee del Manifesto hanno ispirato la nascita della Comunità Economica Europea (CEE) e, successivamente, dell’Unione Europea (UE). Ancora oggi, rappresenta un punto di riferimento per chi crede nell’integrazione europea come chiave per affrontare le sfide globali.

Tra propaganda e statura da leader

Ventotene è molto più di un’isola: è un simbolo di visione, coraggio e lungimiranza. È il luogo in cui, in un’epoca di distruzione e morte, tre uomini pensarono a un futuro migliore per l’Europa.

Giorgia Meloni, con il suo discorso improntato alla retorica sovranista – forse anche per distrarre dalle fibrillazioni della sua maggioranza – ha perso l’ennesima occasione per dimostrarsi una leader di livello internazionale. Ha preferito rivolgersi ai follower e alla pancia del suo elettorato più che alla Storia, scegliendo la strada più semplice ma meno autorevole.

Dietro la propaganda, la statura da leader europea resta ancora un miraggio.