Società

Cutro, due anni dopo: l’umanità sconfitta nel tempo del cinismo

di Pippo Gallelli

Due anni sono passati dalla strage di Cutro, simbolo della deriva verso cui è indirizzato il nostro senso di umanità, in un tempo smarrito. Nella notte tra il 25 e il 26 febbraio 2023, il caicco turco “Summer Love” si arenò su un basso fondale davanti alla spiaggia di Steccato di Cutro. Le speranze di 180 persone furono sommerse da un mulinare di schiuma e acqua salata. I soccorsi militari italiani non arrivarono, nonostante il barcone fosse stato segnalato ore prima da un velivolo di Frontex. Novantaquattro vite spezzate, storie interrotte, famiglie divise per sempre. A marzo inizierà il processo per i mancati soccorsi: una verità che ancora attende di essere scritta, mentre le responsabilità si confondono tra negligenza e cinismo politico.

Oggi, nell’anniversario di quella tragedia, il governo volta lo sguardo altrove. Nessuna commemorazione ufficiale, nessuna riflessione su quella notte di morte e su ciò che non è stato fatto per evitarla.

L’esecutivo in tutt’altre faccende affaccendato e impegnato in diverse narrative. Ieri un ministro di questo governo, senza fornire alcuna spiegazione sulle accuse che gli sono state mosse, denunciava di essere vittima di “invidia sociale” per la sua ricchezza e notorietà, allontanandosi ancora una volta da qualsiasi responsabilità morale.

Nel mondo alla rovescia di oggi, gli ultimi non hanno posto. Sono un fastidio o, peggio, un trofeo elettorale da esibire. Il migrante non è più un essere umano con una storia, un dolore, un desiderio di riscatto: è diventato un problema da respingere, una minaccia da combattere. Il linguaggio del potere non lascia spazio all’empatia: chi soccorre viene criminalizzato, chi denuncia le ingiustizie viene deriso.

Lo dimostrano le parole sprezzanti con cui si giustificano le deportazioni di massa, le proposte di trasformare Gaza in un resort, le risate su un popolo in guerra, le accuse infamanti contro chi salva vite in mare. Don Mattia Ferrari, cappellano di Mediterranea Saving Humans, spiato come un criminale per il suo impegno umanitario, è solo uno degli esempi di un sistema che punisce la solidarietà e premia l’indifferenza.

Ieri, su quella stessa spiaggia, il dolore si è rinnovato nella commemorazione ufficiale, con i familiari delle vittime che si sono stretti in un abbraccio simbolico di solidarietà. La cerimonia ha visto la partecipazione della comunità, un messaggio forte e chiaro è stato lanciato da Monsignor Francesco Savino, che ha invitato al silenzio, alla meditazione e alla preghiera. “Il silenzio – ha detto – aiuta a recuperare la consapevolezza di ciò che è accaduto. Dimenticare significherebbe essere complici. Ogni tragedia che non lascia traccia nella memoria collettiva è un fallimento della nostra umanità”.

In questo deserto morale, ci aggrappiamo preoccupati alla voce di Papa Francesco a ricordarci che senza umanità siamo destinati a un futuro buio. “La nostra società non accetta i migranti, ma scarta anche i bambini, gli anziani e i poveri. Scartare è diventata una cultura”, ha detto il Pontefice. Ma cosa accadrà quando anche quel faro si spegnerà? Chi continuerà a gridare contro l’ingiustizia, a chiedere pietà per gli ultimi?

A Cutro, due anni fa, l’umanità fu sconfitta. E quella sconfitta si rinnova ogni giorno in cui la memoria viene calpestata, la verità insabbiata e la compassione derisa. Finché non troveremo il coraggio di ribellarci a questa indifferenza, le onde continueranno a restituire i corpi di chi avrebbe solo voluto vivere.

Fonte foto: web