Pensavamo di non arrivare a questo triste anniversario e invece è arrivato: 3 anni dall’invasione russa in Ucraina in quel terribile 24 febbraio del 2022.
Putin si era forse inizialmente posto un obiettivo, quello della guerra lampo, che ha fallito di fronte alla forza e al coraggio del fiero popolo ucraino. L’“operazione militare speciale” che doveva “smilitarizzare e denazificare l’Ucraina” ha incontrato una resistenza impressionante anche grazie al supporto dell’Occidente che ha reagito ad un atto di guerra terrificante per la convivenza tra i popoli europei.
Ma Putin ha raggiunto un altro obiettivo ancora più ampio, ha scalfito l’equilibrio sancito dal rispetto del diritto internazionale che dal secondo conflitto mondiale aveva conservato la pace in Occidente. E sta emergendo drammaticamente il rischio che questa guerra trascini nel baratro l’intera Unione europea.
Il sostegno incondizionato militare, politico e valoriale all’Ucraina da parte dell’Europa e degli Usa con l’arrivo della nuova presidenza Trump si sta incrinando. L’interlocutore privilegiato non è più Volodmyr Zelensky ma addirittura Putin che diventa protagonista nella possibilità di decidere su come terminare il conflitto.
E l’Unione europea? Sembra inesistente, bloccata e immobile in una incapacità decisionale che ormai appare assolutamente anacronistica di fronte alla velocità degli eventi, inadeguata nella struttura, nella leadership, nelle strategie. 27 voci diverse che non cantano insieme ma che sono diventate un coro stonato, manca un direttore d’orchestra. Un no perenne a tutto, come ha sottolineato il Presidente Draghi, posizioni stataliste che si risolvono nel nulla, nell’incapacità di trovare compromessi per agire rapidamente. Senza comprendere che se cade uno dei 27 il rischio è un effetto domino che trascinerà tutti i Paesi Ue in un percorso senza ritorno, che se non si trova un’unica voce politica e un’unica difesa europea – che sono in fondo la stessa cosa – le bombe possono arrivare molto più vicino.
Purtroppo ai risultati ottenuti da Putin se ne aggiunge anche un altro: strumentalizzare l’informazione, gestire le campagne mediatiche in un modo talmente efficace che sembra avere anestetizzato la capacità di giudizio e il senso critico di molti europei, innescando il senso del dubbio…ma sì forse ha ragione Trump, …ma forse meglio i russi, ma mica possiamo aiutare gli ucraini…questa Unione europea va contro i nostri interessi….
E l’indifferenza crescente verso la crisi umanitaria causata dall’invasione russa, 6,8 milioni di rifugiati, quasi 13 milioni di persone che hanno bisogno di assistenza, 3,7 milioni di sfollati all’interno del territorio ucraino, decine di migliaia di vittime civili, infrastrutture devastate e bambini che continuano ad essere uccisi.
Cosa siamo diventati?
Forse è vero, Putin non ha attaccato soltanto l’Ucraina, Putin ha attaccato l’Europa e il suo prezioso bagaglio di valori che si stanno dissolvendo come granelli di sabbia. Con il risultato che tutto quello che si sta facendo non è abbastanza.
Allora forse non è L’Ucraina che deve ringraziare l’Unione europea per gli aiuti ricevuti finora, ma siamo noi europei che dobbiamo dire grazie all’Ucraina per aver tentato di difendere non soltanto i propri confini, ma i confini di tutta l’Unione europea.
St. Sch.
Fonte foto: Luaks Johnns da Pixabay