di Rocco Pio Carriero
Qualche giorno fa il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha raggiunto il traguardo dei
dieci anni alla guida dell’Italia e la sua presidenza è la più lunga dalla nascita della Repubblica.
Era il 31 Gennaio 2015 quando l’allora giudice della Corte costituzionale raggiunse 665 voti, a fronte dei 505 necessari, per essere eletto 12esimo Capo dello Stato.
Succeduto a Giorgio Napolitano, anche lui rieletto per la seconda volta al Colle il 31 Gennaio 2022.
In dieci anni è cambiato il volto del nostro Paese. L’uscita dalla crisi economica nel 2015 sembrava aver riassestato la situazione socio-economica, illusione ben presto svanita a seguito dell’arrivo della crisi politica che ha attraversato tutta la XVIII legislatura e della Pandemia da Coronavirus le cui tristi immagini rimarranno sempre impresse nella memoria storica dell’Italia.
In tutti questi momenti Sergio Mattarella è stato il nocchiere della nave in tempesta, di dantesca memoria, un punto di riferimento imprescindibile per gli italiani, profondamente turbati dagli eventi e sempre più diffidenti verso la classe dirigente politica. Sarà difficile dimenticare sia l’immagine della sua discesa solitaria dall’Altare della Patria dopo aver deposto la corona ai Caduti in guerra il 25 Aprile 2020, sia il fuorionda in cui ironizza sul suo taglio di capelli: ”Eh Giovanni, non vado dal barbiere neanche io”. È la personificazione dello Stato che tende la mano ai cittadini nei momenti più travagliati e che richiama la politica a fare lo stesso. L’essenza di quel cattolicesimo democratico di cui è l’ultimo, autorevole rappresentante.
In virtù del suo profondo legame con la popolazione e dell’attenzione rivolta alle minoranze del nostro Paese, qualcuno lo ha definito il “Presidente del popolo”.
Nel discorso del suo secondo insediamento, Mattarella ha sollecitato il Parlamento a porre in essere tutte le azioni necessarie al fine di ricucire il rapporto di fiducia tra i cittadini e le alte cariche dello Stato. C’è un espressione significativa “riannodare il patto costituzionale tra gli italiani e le loro istituzioni democratiche” che rievoca la storia della nostra Costituzione e i valori fondanti in essa contenuti, molto spesso colpevolmente obliterati.
Un giurista del suo calibro non può che rispettare fedelmente il ruolo di garante dell’unità nazionale e di arbitro imparziale che la Carta fondamentale gli affida. Infatti non si può negare che nel corso di questi anni, grazie alla sua mite fermezza e alle sue straordinarie capacità di sintesi, l’Italia è riuscita a superare una fase di stallo politico svantaggiosa e deleteria per l’economia. L’ascesa al potere di partiti inizialmente antisistema ed euroscettici rischiava di minare il processo di integrazione sovranazionale cui l’Italia è sempre stata promotrice. La sua caratura da uomo di Stato lo ha contraddistinto e lo ha reso un punto di riferimento non solo per la Nazione, ma anche per le Istituzioni europee, tanto da essere apprezzato persino da coloro che ne avevano evocato l’impeachment.
È questa la forza di un grande statista: assumere un ruolo arbitrale e rappresentativo durante la fase di stabilità politica, ed ergersi a punto di riferimento per la comunità nei momenti di crisi.
Emblematica a questo proposito è una metafora usata dal Presidente durante il discorso del suo primo insediamento: il suo ruolo simile a quello di un meccanico, colui che ha ricevuto dalla Costituzione “la cassetta degli attrezzi per intervenire quando il sistema si blocca.”
Il Capo dello Stato ha riservato in questi anni un’attenzione particolare anche alle giovani generazioni. Nell’ultimo discorso di fine anno ha rivolto un monito alle istituzioni affinché “ascoltino il disagio, diano risposte concrete alle loro esigenze, alle loro aspirazioni.” Non si può trascurare la crescita di tanti ragazzi e ragazze nell’epoca delle nuove tecnologie, certamente portatrici di grandi opportunità, ma allo stesso tempo insite di tanti rischi.
Quanto finora detto ci conduce ad un’ultima riflessione: negli ultimi dieci anni la missione più difficile è stata trovare un difetto in quest’uomo e nel suo profondo senso delle istituzioni. Un esempio di una politica nobile al servizio del bene comune.