Politica

Una manovra di bilancio senza visione: passi indietro su equità, crescita e sviluppo

di Alessia Potecchi

La Manovra di Bilancio rischia di produrre un effetto recessivo sul Paese, non risponde alle esigenze economiche e sociali, non pone attenzione alla riduzione delle disuguaglianze e non ha una visione di crescita e sviluppo. Le risorse destinate alla sanità sono le più basse degli ultimi 15 anni in rapporto al PIL. La sanità deve recuperare la sua forza sul territorio, ed è qui che entra in gioco il discorso del PNRR e degli investimenti, in particolare la Missione 6, che prevede 20 miliardi di euro per l’ammodernamento tecnologico della sanità. Tuttavia, è necessario un piano di assunzioni serio.

Non esiste un programma di politica industriale serio e costruttivo. Alcuni dati: il settore automotive vale il 6% del PIL, genera 100 miliardi di fatturato e dà lavoro a decine di migliaia di persone. Il Governo ha perso mesi promettendo di raddoppiare la produzione in questo settore, ma in realtà la produzione di Stellantis nel 2024 si è ridotta del 32%. Le imprese dell’indotto e della componentistica stanno soffrendo terribilmente. Invece di avviare un tavolo con proposte serie di politica industriale per affrontare le sfide cruciali, come la transizione e la decarbonizzazione, il Governo ha tagliato dell’80% il fondo istituito dal Governo Draghi. Questo rischia di mandare l’intera economia italiana in recessione.

Era giusto terminare il Superbonus, che aveva costi molto superiori a quanto preventivato, ma ridimensionare drasticamente i bonus ordinari, esistenti dal 1998 e utili a far emergere il lavoro nero e sviluppare l’edilizia di rigenerazione, è un grave errore. Questo potrebbe causare una profonda crisi nel settore edile. Inoltre, i tagli non distinguono tra gli incentivi per l’efficientamento energetico, che sono fondamentali per la decarbonizzazione, e le ristrutturazioni ordinarie. Il Governo ha tagliato tutto in maniera indiscriminata.

Sul fronte fiscale: il taglio del cuneo fiscale è stato sostituito con un bonus per redditi fino a 20.000 euro e una maggiorazione delle detrazioni IRPEF per redditi fino a 40.000 euro. Sebbene la scelta sia positiva, una parte dei contribuenti rischia di perderci rispetto allo scorso anno. Questo a causa dell’aumento delle aliquote marginali, provocato da un sistema che frammenta ulteriormente l’IRPEF, andando a impattare negativamente sul ceto medio. Si conferma l’accorpamento dei primi due scaglioni IRPEF, con il passaggio strutturale a tre aliquote. Questa misura è discutibile perché riduce la progressività e produce benefici limitati. Inoltre, è stato introdotto un tetto alle detrazioni IRPEF per redditi superiori a 75.000 euro, basato sul numero di figli. Anche questa misura è discutibile perché segmenta ulteriormente un sistema fiscale già frammentato. Sarebbe stato più opportuno utilizzare l’ISEE come parametro di riferimento.

Occorre mettere in campo un piano di investimenti per il futuro del Paese, dopo il PNRR e Next Generation EU. Non è chiara la strategia del Governo per il periodo post-2026. Sarà cruciale il ruolo degli investimenti privati: cosa farà il Governo per mobilitare il risparmio privato verso l’economia reale? Servono incentivi e politiche adeguate. Inoltre, il Governo dovrebbe coordinare meglio l’azione e gli investimenti delle grandi società a partecipazione statale. Non si può realizzare la transizione e la decarbonizzazione senza una strategia condivisa.

Il Governo dovrebbe prevedere incentivi stabili per l’efficientamento energetico e la riqualificazione del patrimonio immobiliare, evitando tagli drastici e indiscriminati. È necessario salvaguardare la vocazione manifatturiera del Paese, supportando imprese e lavoratori.

La Manovra che arriva in Senato risulta dunque iniqua dal punto di vista sociale, inefficace e recessiva, priva di una visione strategica per il futuro e non orientata a una seria lotta alle disuguaglianze.