di Sylvie Freddi
Questa insana voglia di fare la guerra, di distruggere tutto.
Un albero tagliato ci mette anni a ricrescere, così la ferita inferta a generazioni di ragazzi spazzati via ci mette decenni a cicatrizzarsi e a riformare un tessuto sociale sano, che può permettersi di guardare al futuro con un sorriso.
Il 19 novembre il sito del nostro ministero degli esteri riporta i punti di una riunione con Francia Germania, Polonia, Spagna, Inghilterra. “…I paesi europei devono svolgere un ruolo ancora più importante nel garantire la nostra sicurezza, agendo a fianco dei nostri partner transatlantici e mondiali.” Ovviamente si tratta di aumentare il numero di armi e la capacità europea di produrle. “…in molti casi sarà necessaria una spesa superiore al 2% del PIL per affrontare le crescenti minacce alla sicurezza e soddisfare i requisiti di deterrenza e difesa in tutti i settori dell’area euro-atlantica.”
Quindi spendere un sacco di soldi per armarsi fino ai denti dovrebbe portare pace e sicurezza.
Nel nostro mondo iperconnesso, colto e tecnologico, in cui università sono sorte come funghi, la cecità per le conseguenze delle azioni politiche è incredibile, stupida e anacronistica.
La diplomazia è morta, così il ruolo dell’Unione Europea come equilibratore di pace.
Il fantasma di un conflitto mondiale si è aggiunto all’angoscia per guerre già in atto e all’ansia ecologica.
L’Ucraina, stato che fino a pochi anni fa era un paese rigoglioso, ora immobile sopravvive a una guerra fratricida. I soldati ucraini combattono contro i soldati russi. Morti da un lato, morti dall’altro. Il popolo ucraino è devastato, quello russo in grande sofferenza.
E che dire del Medio Oriente, scampato felicemente alle due guerre mondiali che avevano raso al suolo l’Europa oggi giace dissanguato.
Il popolo palestinese è senza speranza, quello siriano è dimenticato, quello libanese rassegnato a una guerra continua.
E l’unica soluzione trovata a questa cupa scenografia è l’aumento della produzione di armi. Quindi tagliamo costi alla sanità e alla scuola e diamo soldi a Leonardo, nostro fiore all’occhiello in questo campo di cui era consulente il ministro della difesa Crosetto. Formiamo schiere di soldati pronti a combattere il vicino per paura che il mondo possa crollare.
La paura fa dimenticare di gridare che in realtà le armi non le vogliamo, che vorremo poter invitare amici russi e ucraini allo stesso tavolo, vorremmo andare in Siria a visitare Aleppo e bere il tè in un piccolo bicchiere di vetro riempito di foglioline di menta seduti con Mahmud in un cortile dove zampilla una fontana. Vorremmo camminare nella vecchia Gerusalemme tra le sue pietre rosate, assorbire la luce dorata del tramonto mentre il muezzin intona la sua preghiera. Vorremmo poter passeggiare nella neve sulle montagne del Libano e poi nella stessa giornata fare una nuotata nel mare cristallino.
In realtà vogliamo solo vivere in pace e senza paura.
Foto di HUNG QUACH da Pixabay