di Michela Marinaro
Il 20 novembre 1989, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato la Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, il trattato sui diritti umani più ratificato al mondo, con ben 196 Paesi firmatari.
Sebbene i presupposti siano i migliori le notizie che ci circondano riguardo infanzia ed adolescenza destano molte preoccupazioni al “mondo adulto” e non solo.
Le iniziative organizzate in Italia sono innumerevoli: il tema della violenza sulle donne, della comunicazione non ostile, delle emozioni, del benessere, dei diritti e del linguaggio inclusivo si affiancano a proposte volte ad illuminare di blu un monumento o un edificio della città per ricordare che per ogni bambino, bambina e adolescente ogni diritto deve essere garantito e attuato.
Sempre meno bambini e sempre più poveri. È questo il primo significativo dato emerso dalla XV edizione dell’Atlante dell’Infanzia a rischio in Italia pubblicato da Save The Children.
I minori in povertà assoluta in Italia sono 1 milione 295mila, pari al 13,8% del totale e alla situazione italiana bisogna aggiungere i bambini e ragazzi che vivono in zone di guerra.
Nel 2023, quasi 1 bambino su 5, per un totale di 473 milioni, viveva in una zona di conflitto.
Il numero delle violazioni messe in atto contro i bambini nelle zone di guerra ha raggiunto livelli inaccettabili raggiungendo il livello più alto dal 2005. I maggiori incrementi si registrano in Sudan e nei Territori Palestinesi Occupati.
Cosi, mentre Save the Children si sofferma sui problemi dei bambini nei primi 1000 giorni di vita, Unicef Italia firma a Milano il Manifesto della Comunicazione Non Ostile. Il linguaggio rappresenta infatti uno strumento fondamentale per la costruzione della cultura della nostra società e per l’educazione dei nostri bambini e giovani. Attenzione particolare deve essere dedicata alla comunicazione e alle sue forme, che devono essere caratterizzate dal rispetto sia nelle comunicazioni ufficiali sia nell’azione quotidiana di tutti noi.
E questo sguardo deve mostrarsi sempre più rilevante anche nel mondo dei social media, dove è importante non lasciare spazio alla maleducazione, alla violenza verbale che arriva talvolta perfino all’incitamento all’odio.
La guerra nasce anche dalle parole che possono amplificare una comunicazione ostile da cui dobbiamo proteggere bambini e adolescenti.
E’ necessario altresì trasmettere il valore delle parole come parti fondamentali della crescita, parole che possono costruire trame, legami, collegamenti e ponti che portano, nella loro accezione positiva, ad immaginare e sperare in un mondo migliore.
Accanto al ruolo fondamentale della comunicazione linguistica positiva e propositiva è compito degli adulti di riferimento (genitori, insegnanti ed educatori in primis) imparare a mettersi in ascolto di bambini e ragazzi che spesso faticano a comunicare, a collegarsi con un mondo esterno che fanno fatica a riconoscere e comprendere.
Sentiamo il loro futuro, viviamolo con loro con “Parole leggere” e, senza pretendere nulla in cambio ascoltiamoli e cerchiamo di tenere il capo di…
“un filo rosso che ci unisce
che non si vede, si capisce”
(Alfa)
Foto di WikiImages da Pixabay