di Pippo Gallelli
Gli Stati Uniti hanno posto il veto alla bozza di risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, preparata dai dieci membri non permanenti, che chiedeva un cessate il fuoco immediato, incondizionato e permanente a Gaza. La proposta, approvata da 14 membri, prevedeva anche il rilascio senza condizioni di tutti gli ostaggi e l’accesso sicuro e senza ostacoli all’assistenza umanitaria su larga scala, incluse le zone settentrionali della Striscia di Gaza. Il testo condannava inoltre ogni tentativo di imporre condizioni di fame alla popolazione palestinese.
La decisione statunitense di opporsi alla risoluzione, utilizzando il diritto di veto, giunge in una nuova giornata di violenza nel conflitto. A Gaza, l’escalation militare si intensifica con raid che mietono vittime civili. Fonti sanitarie locali riportano che almeno 15 palestinesi, tra cui un soccorritore, sono stati uccisi nelle ultime ore dalle Forze di Difesa Israeliane (IDF). Una delle incursioni più violente ha colpito una casa nella zona di Jabalya, nel nord della Striscia, causando almeno 12 morti. L’intensificarsi delle operazioni in questa zona preoccupa gli osservatori, mentre la popolazione civile affronta una situazione sempre più drammatica.
Allargando lo sguardo sui fronti regionali, dopo i raid israeliani su Beirut, il segretario generale di Hezbollah, Naim Qassem, ha minacciato di colpire il centro di Tel Aviv, alimentando il rischio di un conflitto più ampio. L’intervento del gruppo libanese potrebbe esacerbare ulteriormente le tensioni in Medio Oriente.
La situazione umanitaria a Gaza è ormai catastrofica. Gli appelli per un accesso sicuro e senza ostacoli agli aiuti umanitari si moltiplicano, ma le condizioni sul terreno rimangono proibitive. La popolazione civile, già stremata da settimane di bombardamenti, affronta carenze di cibo, acqua e medicine, mentre l’assistenza internazionale fatica a raggiungere le aree più colpite.
L’incapacità del Consiglio di Sicurezza dell’ONU di agire, aggravata dal veto statunitense, solleva interrogativi sull’efficacia della diplomazia internazionale. Nel frattempo, la tensione aumenta e la popolazione civile rimane intrappolata in una spirale di violenza che non accenna a fermarsi.