ETTORE BASSI
in
Trappola per topi
di Agatha Christie
Traduzione e adattamento di Edoardo Erba
Regia di
GIORGIO GALLIONE
con
Claudia Campagnola, Dario Merlini,
Stefano Annoni, Maria Lauria, Marco Casazza,
Matteo Palazzo, Raffaella Anzalone
Scene Luigi Ferrigno
Costumi Francesca Marsella
Musiche Paolo Silvestri
Luci Antonio Molinaro
Trappola per topi di Agatha Christie, traduzione e adattamento di Edoardo Erba con Ettore Bassi regia di Giorgio Gallione, in scena dal 19 novembre al 1 dicembre al Teatro Quirino di Roma. Seguirà tournee nazionale.
Il 25 novembre 1952 all’Ambassadors Theatre di Londra andava in scena per la prima
volta “Trappola per topi” di Agatha Christie. Da allora, per 70 anni ininterrottamente,
il sipario si è alzato su questa commedia “gialla” senza tempo e di straordinaria
efficacia scenica. Ed ora tocca a noi… Non è consueto per me, spesso regista
drammaturgo in proprio, misurarmi con un classico della letteratura teatrale. Certo da
interpretare, ma da servire e rispettare. Ma non ho avuto dubbi ad accettare. Perché
“Trappola per topi” ha un plot ferreo ed incalzante, è impregnata di suspense ed
ironia, ed è abitata da personaggi che non sono mai solo silhouette o stereotipi di
genere, ma creature bizzarre ed ambigue il giusto per stimolare e permettere una
messa in scena non polverosa o di cliché. In fondo è questo che cerco nel mio lavoro:
un mix di rigore ed eccentricità. D’altronde, dice il poeta, il dovere di tramandare non
deve censurare il piacere di interpretare.
Altra considerazione: nonostante l’ambientazione d’epoca e tipicamente British, il
racconto e la trama possono essere vissuti come contemporanei, senza
obbligatoriamente appoggiarsi sul già visto, un po’ calligrafico o di maniera, fatto
spesso di boiserie, kilt, pipe e tè. Stereotipi della Gran Bretagna non lontani dalla
semplicistica visione dell’Italia pizza e mandolino. Credo che i personaggi di Trappola
nascano ovviamente nella loro epoca, ma siano vivi e rappresentabili oggi, perché i
conflitti, le ferite esistenziali, i segreti che ognuno di loro esplicita o nasconde sono
quelli dell’uomo contemporaneo, dell’io diviso, della pazzia inconsapevole. E credo
riusciremo a dimostrarlo grazie alla potenza senza tempo di Agatha Christie, ma
anche e soprattutto con il talento e l’adesione di una compagnia di artisti che gioca
seriamente con un’opera “chiusa” e precisa come una filigrana, che però lascia spazio
all’invenzione e alla sorpresa, una promessa di imprevedibilità e insieme di esattezza.
E poi c’è la neve, la tormenta, l’incubo dell’isolamento e della bivalenza, il sospetto e
la consapevolezza che il confine tra vittima e carnefice può essere superato in
qualsiasi momento. Ingredienti succosi ed intriganti che spero intrappoleranno il
pubblico.
Giorgio Gallione