I palestinesi come topi in trappola continuano a morire sotto gli attacchi ordinati dal governo Netanyahu. L’unico modo per fuggire è attraverso il valico di Rafah, al confine con l’Egitto, ma solo i pochi fortunati ne sono autorizzati, quelli con un passaporto straniero, quelli ai quali un paese straniero fa appello a loro nome o ancora quelli che hanno cure mediche approvate in Egitto.
Per tutti gli altri l’unico modo per mettersi in salvo è pagare, 5.000 dollari per adulto e 2.500 dollari per bambino. Somme incredibili per chi ha perso tutto. Molti dei familiari dei palestinesi che abitano all’estero cercano i soldi attraverso il crowfounding su GoFundMe.
Ma chi pagano per scappare?
Una società, Hala Consulting and Tourism Services, posseduta dal leader tribale del Sinai Ibrahim al-Organi, uomo d’affari e alleato del presidente el-Sisi, ha il monopolio del trasferimento dalla frontiera palestinese a quella egiziana. E’ crudelmente ironico il nome Tourism Services, per un servizio che ha come unico scopo salvarti la vita.
In Egitto, al Cairo, fuori dalla sede della compagnia turistica, ci sono centinaia di persone che aspettano il loro turno per inoltrare la domanda per fare uscire i loro parenti da Gaza. In mano stringono i dollari in contanti, come vuole l’agenzia. Si paga e finalmente i nomi dei propri cari vengono inseriti su quella che si chiama “lista Vip”.
Un giro di affari da 2 milioni di dollari al giorno e, secondo l’ambasciatore palestinese al Cairo, Diab Allouh, dall’inizio della guerra sono circa 80.000-100.000 i palestinesi che hanno lasciato Gaza attraverso l’Egitto.
E noi seduti alla nostra scrivania mentre cerchiamo sul computer il prossimo viaggio per l’estate.