È fremente e irrequieto il cavallo Rai di Viale Mazzini nell’era del governo Meloni.
Una serie consecutiva di programmi flop, la fuga dei vip verso altri lidi e, soprattutto, l’indice puntato su una sempre più asfissiante presenza governativa. Ultimo incidente, in questo clima poco sereno, è l'”oscuramento”, e qui il gioco di parole è scontato, del monologo di Antonio Scurati sul 25 Aprile, che imputa alla premier di non riuscire a fare compiutamente i conti con il suo passato.
L’intervento previsto per il programma di Serena Bortone “CheSarà” su Rai3 e poi “misteriosamente” cancellato, forse per l’eccesso di zelo di qualche dirigente, si è trasformato in un vero e proprio boomerang, facendo diventare in realtà virale l’intervento dello scrittore. Goffo e improbabile è apparso il tentativo di smorzare la polemica da parte della presidente del Consiglio, intervenuta in prima persona, che alla fine ha deciso comunque di pubblicare integralmente il monologo per tentare di smarcarsi dalle accuse di censura.
Tuttavia, la questione del monologo di Scurati è solo la punta dell’iceberg delle controverse fibrillazioni che la Rai sta affrontando nell’era Meloni. La serie di flop televisivi e l’emorragia continua degli ascolti stanno erodendo la credibilità e l’influenza dell’emittente pubblica. L’ultimo tonfo è stata la decisione di chiudere in anticipo “Forte e Chiara”, lo show di Chiara Francini in onda in prima serata il mercoledì su Rai1. La terza puntata non andrà in onda, hanno fatto sapere dalla direzione di Prime Time, perché: “Il progetto, pensato con finalità sperimentali, pur veicolando valori importanti e originali, non ha tuttavia prodotto i risultati auspicati. La direzione ringrazia Chiara Francini che ha confermato di essere una grande artista accettando la sfida di portare questa sua idea nella prima serata di Rai 1”.
Sempre nei giorni scorsi l’AD Rai, Roberto Sergio, si è dovuto affrettare nello smentire la notizia diffusa da Repubblica secondo cui il Cda della Rai avrebbe ammesso il sorpasso di Mediaset, per la prima volta in trent’anni di duopolio. Sergio lo ha fatto attraverso un messaggio inviato nel corso del programma di Fiorello, sottolineando che la Rai è ancora leader negli ascolti.
La domanda che inevitabilmente sorge è se questo stato di crisi sia il risultato di una demolizione “calcolata” o semplicemente il frutto di una gestione improvvida e inficiata dalla volontà meloniana di accaparrarsi più spazi possibili. Qualche maligno dice che la capacità “distruttiva” del Governo Meloni è riuscita, in poco tempo, a picconare il servizio pubblico con risultati devastanti non osati neanche dai governi Berlusconi succedutisi nel tempo. O, forse, si può pensare che Berlusconi, che in fatto di tv aveva una visione più ampia, avesse comunque concepito una Rai “mediasettizzata” e docile ma non eccessivamente debole. Al di là di ogni congettura politologico-mediatica, in questo contesto di turbolenze e incertezze, la Rai si trova ad affrontare una sfida esistenziale e a preoccupare è soprattutto il destino del servizio pubblico di quella che è (e si spera sarà) la più grande e importante azienda culturale italiana dal dopoguerra. “Mamma Rai”, che pur insidiata da anni di attacchi e lottizzazioni, ha sempre garantito un certo pluralismo informativo e culturale.
La Rai è un patrimonio da tutelare ed è nell’interesse di tutti che non diventi uno strumento povero e il megafono di una sola voce. Viva la Rai!
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