La Banca Centrale Europea (Bce), nella riunione tenutasi lo scorso 7 marzo, ha deciso di mantenere i tassi di interesse invariati. La decisione del Consiglio direttivo della Bce di mantenere invariato il costo del denaro è la conferma che nell’Eurozona l’inflazione stia tornando ai livelli previsti dai trattati. La Bce ha il mandato di assicurare che l’inflazione sia al di sotto del 2% . Pertanto, quando il costo della vita dei cittadini europei che vivono nei Paesi che hanno adottato l’euro aumenta, la Bce è costretta ad aumentare il costo del denaro mediante politiche monetarie restrittive. In altri termini, quando l’inflazione aumenta, la Bce aumenta i tassi di rifinanziamento principale, marginale e sui depositi, che sono rispettivamente al 4%, 4,5 % e 4,75%.
Gli effetti di tale restrizione ha le sue ricadute sulle famiglie e sulle imprese; e quindi sui consumi e sugli investimenti, cioè sulla cosiddetta domanda aggregata. Pertanto, il costo della vita tende a stabilizzarsi attraverso un processo di disinflazione.
La decisione del Consiglio della Bce di non aumentare i tassi di interesse è un chiaro indicatore che l’inflazione stia procedendo con una tendenza al ribasso. Negli ultimi mesi c’è stato un calo continuo dell’inflazione, passando dal 2,8% nel mese di settembre fino al 2,4% di marzo 2024.
L’andamento di disinflazione potrebbe determinare un taglio del costo del denaro nella prossima riunione del board che si terrà a giugno. Decisione che avrebbe effetti positivi per le famiglie e le imprese perchè avrebbero maggiore potere d’acquisto. Salvo shock significativi, la Presidente della Bce Christine Lagarde ha ribadito che qualora la tendenza dell’inflazione continuerà al ribasso, potrebbe raggiungere il tasso soglia del 2% entro la metà del 2025.
“Stiamo assistendo a un processo di disinflazione secondo le nostre aspettative” – queste sono state le parole della Presidente. Parole che fanno presagire che le decisioni di Francoforte di adottare politiche monetarie restrittive, stanno avendo effetti positivi sulla disinflazione. Si evince che, qualora gli effetti geopolitici nello scacchiere internazionale – dalla guerra in Ucraina al conflitto tra israeliani e palestinesi – non causeranno shock significativi sui prezzi delle materie prime, l’inflazione in Europa potrebbe tornare ai livelli del 2% nel breve periodo.
Se i dati di aprile e maggio saranno positivi, la Bce potrebbe tagliare il costo del denaro già a partire dal mese di giugno. Con tale decisione la Bce immetterebbe liquidità nel sistema, con effetti positivi per le famiglie e le imprese che avrebbero maggiore liquidità, e quindi, maggiore potere di acquisto.