di Paola Palumbo
Dire che Povere Creature! é un film sulla libertà delle donne non sarebbe sufficiente. E’ come Alice nel paese delle meraviglie, misto a Frankestein e La Bella e la Bestia, ma con le trame capovolte.
Bella, una strepitosa Emma Stone, vive a Londra, è il risultato di un intervento neurochirurgico ad opera dell’anatomopatologo Godwin Baxter, Willem Defoe, che l’ha ritrovata morente e incinta dopo che aveva tentato il suicidio.
La donna rinasce con il suo corpo e il cervello del suo neonato. Godwin è un creatore di creature, la sua casa è abitata da strani animali nati dalle sue eclettiche operazioni ed egli stesso ha un corpo rattoppato dagli innumerevoli interventi subìti dal padre. Per lui la vita è puro empirismo, e Bella è il suo esperimento.
La tiene chiusa nella sua dimora dorata, e osserva paziente le sue evoluzioni. Ma lei è audace e senza inibizioni, nella sua incoscienza è in realtà uno spirito libero, e così appena ne ha l’occasione decide di scappare con il dongiovanni Duncan Wedderburn, Mark Ruffalo, a scoprire la vita.
Lei non cade nel buco ne vuole uscire, è una creatura diversa, piena di voglia di esplorare. Non teme le persone e le osserva studiandole, Duncan crede di possederla, mentre Bella si lascia travolgere dalle sue esperienze. Allargando i suoi orizzonti diventa temibile, e così Duncan pur di contenere la sua smania di mondanità la porterà in crociera.
A bordo Bella conoscerà Marta e la filosofia, continuando a forgiare la sua essenza di donna, e a saziare il suo appetito in ogni senso, sia sessuale che intellettivo. E’ padrona del suo corpo e delle sue azioni. Intuirà l’importanza di mantenere viva l’empatia per ottenere un mondo possibile e non lascerà scalfire le sue convinzioni.
Rimasti senza soldi lei e Duncan si ritroveranno a Parigi dove la consapevolezza della ragazza di volere la sua indipendenza sarà la rottura definitiva con lui e chiunque cerchi di frenarla.
Farà ancora scelte avventate raccogliendo ogni volta una lezione diversa, deciderà di studiare medicina e quando il suo creatore la richiamerà a sé, non avrà timore di tornare là dove non c’è più la sua gabbia dorata, ma casa.