La strada per le elezioni europee, che si terranno il prossimo giugno, è sempre meno lastricata di buone intenzioni e sempre più di guazzabugli e accozzaglie e farragine, un po’ ovunque.
A tenere banco nelle ultime due settimane sono le marce dei trattori che muovendosi all’impazzata, su e giù, per la penisola, hanno smosso, senza troppo rumore, a dire il vero, il dibattito. Almeno hanno tentato di smuoverlo in senso politico e costruttivo, ma che invece è stato dibattuto, come ormai è costume nel nostro Paese, in maniera becera, guazzabugliando, appunto, e al solito, buttandola nella solita cacciata.
Il tutto perché siamo a poco più di quattro mesi dalle elezioni europee che come ricordato nel nostro precedente contributo su questo giornale, saranno utili solo a contare i voti e capire quanta vita ancora può avere questo governo e questa opposizione di allegri ragazzi… e mi fermo qui.
Dunque, i fatti relativi ai contadini nostrani: come ciclicamente accade, agricoltori e allevatori locali puntualmente e dopo avere serrato le file, con al seguito trattori e masserizie, si muovono in protesta ora per il latte, le quote, ora per i pesticidi, ora per il caro gasolio e ora per il caro prezzi generale delle materie prime. I fronti sono sempre due: uno casalingo, quello del governo di turno, l’altro quello con campo a Bruxelles, a detta di tutti gli agricoltori, madre di tutte le sciagure per la categoria.
Sì è vero, bisogna ammetterlo, le PAC degli ultimi anni, certo, non hanno garantito, quantomeno, una corretta ed equa distribuzione di quanto nelle richieste degli agricoltori del Bel Paese che in dieci punti di seguito sintetizziamo.
1- il Riscatto Agricolo relativo alla cosiddetta “riprogrammazione del grean deal” e cioè, una revisione completa della politica agricola europea;
2- poi il tema delle importazioni e della libertà di impresa, con la richiesta di vietare l’importazione di prodotti agricoli provenienti da paesi dove non sono in vigore gli stessi nostri regolamenti produttivi e sanitari.
3- l’istituzione “di un tavolo tecnico” di soli veri agricoltori che siano coinvolti ogni qualvolta si vari o si ritocchi una normativa che riguardi direttamente o indirettamente il settore agricolo e alimentare”;
4- l’abolizione immediata di vincoli e incentivi per non coltivare i terreni;
5- la detassazione in agricoltura;
6- al sesto punto del programma c’è la richiesta di “mantenere il sistema che tiene calmierati i costi del gasolio agricolo”;
7- la questione dei “cibi sintetici”, gli agricoltori chiedono regolamenti stringenti che contrastino l’ingresso sul mercato di cibi sintetici”;
8- riduzione o addirittura eliminazione dell’Iva su alcuni prodotti alimentari primari. Per il vino applicare un’aliquota massima del 10%;
9- richiesta allo Stato di garantire un contenimento della fauna selvatica e rispondere direttamente e in tempi brevi dei danni diretti e indiretti da essa provocati (vedi la voce cinghiali);
10- infine, la riqualificazione della figura dell’agricoltore.
Partire dalle scuole, riqualificare la figura dell’agricoltore e allevatore, valorizzandola e non additandola come responsabile dell’inquinamento ambientale, in quanto, l’agricoltore è una figura fondamentale per la società in quanto tutore dell’ambiente e produttore di cibo/vita.
Detto questo e allo stato dei fatti, da parte europea si è sentito solo un “marcia indietro”, su cosa d preciso ancora è da sapersi. Sul fronte interno si è acceso lo scontro nel cuore della maggioranza di Governo dove da un lato troviamo la solita concordanza familiare tra la premier Meloni e il “cognato” ministro dell’Agricoltura Lollobrigida mentre, dall’altro il solito “prezzemolo” Salvini che ovunque ci sia del movimento è lì a far filmati, affermando cose e smentendosi un secondo dopo. Staremo a vedere.
Quello che sappiamo è che il tutto, almeno al momento, sarà “funzionale” al voto del 9 giugno prossimo. Prima di chiudere vorrei porre all’attenzione le questioni riguardanti un’altra categoria, forse, anzi, decisamente, a mio parere, più bistrattata degli agricoltori: quella dei docenti della scuola italiana.
Un contratto rinnovato alcuni giorni fa che porta almeno due anni di ritardo rispetto ai normali tempi di attualizzazione, stipendi decisamente inferiori alla media europea e a quanto stabilito dalle politiche continentali, una busta paga, quella di febbraio, che arriverà decurtata in modo sostanziale a causa del cosiddetto “conguaglio annuale”.
Vedremo come andrà a finire e se la categoria saprà fare fronte comune come gli agricoltori oggi.
Ne riparleremo sicuramente ricordando solo che il numero dei docenti in Italia si aggira intorno al milione di persone, senza contare tutti gli altri dipendenti del comparto scuola.
Foto copertina: https://pixabay.com