Il Governo ha approvato, nell’ambito della Riforma del Fisco, il Concordato Preventivo Biennale, ma, mentre il Decreto Legislativo ne limitava l’utilizzo ai contribuenti che presentavano un indice 8 di affidabilità fiscale per quanto riguarda gli Isa, il Senato ha esteso il concordato a tutti anche a chi non arriva al punteggio di 8, il massimo è 10, e si è anche introdotto un tetto del 10% come massimo che può venire proposto al contribuente rispetto al reddito dell’anno preso a riferimento. Quindi tutti i dati di cui dispone il fisco, non solo gli Isa, non servono più a nulla, anzi, si incentiva l’evasione in maniera plateale arrivando al paradosso: essere affidabili penalizza, perché così il fisco partirà da un dato più corretto, mentre invece chi è evasore e acconsente di pagare qualche cosa in più, si protegge da ulteriori verifiche che lo porterebbero fuori regola. Inoltre il contribuente può accettare la proposta che gli viene fatta entro metà ottobre dell’anno in corso, cioè quando ha potuto valutare se per lui è conveniente oppure no. La proposta dura un anno e il contribuente può uscire successivamente senza alcuna penalizzazione nel caso non risultasse più conveniente. Un incentivo all’evasione in piena regola che assicura a chi aderisce di mettersi al riparo dall’essere considerato fraudolento con il fisco in un momento in cui, dati proprio di questi giorni, viene indicato che gli autonomi evadono in media il 70% di ciò che fatturano. Questo Governo non perde occasione per strizzare l’occhio agli evasori, ma anche per proteggerli perseguendo un fisco disomogeneo, iniquo e contraddittorio e che stralcia la progressività che ormai riguarda solo lavoratori dipendenti e pensionati. Lo abbiamo visto con la Manovra di Bilancio dove vi è una Riforma Fiscale che spinge alla Flat Tax che va incontro ai redditi alti, taglia i servizi e non spinge all’assunzione del rischio. Nella Manovra non si parla di lotta all’evasione, ma poi di fatto mancano le risorse. Da noi l’evasione continua a veleggiare su livelli impressionanti, nel triennio 2018-2020 la media di tasse e contributi evasi ha superato i 96 miliardi di euro, è vero che nel 2020 è stato registrato un sensibile miglioramento che ha portato il Tax Gap a 86 miliardi, ma se si guarda alla sola IRPEF si nota che il miglioramento è stato marginale ed è anche imputabile al fatto che gran parte delle piccole partite IVA non paga più l’IRPEF ma l’imposta sostitutiva del regima forfettario. L’IRPEF, l’imposta sui redditi delle persone fisiche da cui arriva un gettito di 175,17 miliardi considerando anche addizionali comunali e regionali, presenta profonde anomalie e asimmetrie, quasi la metà degli italiani, cioè ben il 47% addirittura non dichiara redditi, tra coloro che versano è l’esiguo 13,94% dei contribuenti con redditi dai 35.000 euro in su a corrispondere da solo ben il 62,52% dell’imposta sui redditi delle persone fisiche. In sostanza poco meno dei due terzi dell’imposta a carico grava totalmente su chi dichiara da 35.000 euro di redditi a salire. La Riforma dell’IRPEF azzera i risparmi quindi non produce nessun beneficio su chi ha un reddito a partire da 50.000 euro in su in virtù del taglio degli oneri detraibili. Non si può non pensare di reperire risorse aggiuntive in un paese in cui l’evasione fiscale è stimata dallo stesso Governo in 87 miliardi di euro, in cui le agevolazioni fiscali sottraggono ogni anno 82 miliardi di euro all’erario di cui 44 relativamente alla sola IRPEF, non è possibile che non si possano reperire risorse per aiutare le famiglie e le imprese per la transizione ecologica in un paese in cui ogni anno si spendono 23 miliardi di euro per sussidi ambientalmente dannosi. Non si può non fare una revisione della spesa seria in un paese in cui non la spesa sociale ma la spesa per l’acquisto di beni e servizi tocca i 171 miliardi di euro con un Governo che ha fortemente tagliato la spesa sociale. Un esempio concreto è il tema della Sanità e dei servizi pubblici essenziali. Il Governo ci ha raccontato che grazie alle risorse che la Finanziaria mette nel fondo sanitario nazionale questo raggiunge un record dal punto di vista del suo valore assoluto, dimenticano però un dettaglio molto importante: in rapporto al PIL la spesa sanitaria pubblica diminuirà dal 6,6% al 6,4% e diminuirà al di sotto di quella che era stata la media del quinquennio precedente la pandemia, questo è il vero dato di fondo. Il Governo ha mostrato tutta la sua debolezza sul piano europeo accodandosi alle regole sul nuovo Patto di Stabilità che sono peggiorative per il nostro paese rispetto alla proposta della Commissione, non è riuscito a fare sinergia con gli altri paesi che presentano i nostri stessi problemi di bilancio e ha dovuto piegarsi alla proposta già confezionata di Francia e Germania che di fatto ha escluso il nostro paese dalla trattativa. Un chiaro segno di grande debolezza perché le nuove regole introducono dei meccanismi automatici e ciclici di riduzione annuale del deficit e del debito che certamente non vanno incontro alle esigenze economiche dell’Italia e del suo relativo sviluppo. Sarà difficile trovare le risorse che occorrono il prossimo anno per i provvedimenti che dovremo mettere in campo e per puntare a uno sviluppo economico e sociale del paese guardando al futuro con fiducia. Una partita importantissima che abbiamo perso e che è stata poi aggravata dal voto contrario alla ratifica del MES. Una scelta che andrà a condizionare, su una questione fondamentale, anche gli altri Stati membri, la ratifica non comportava nessun obbligo di utilizzo, ma così blocchiamo anche gli altri paesi nell’applicazione delle nuove regole del MES in caso di crisi bancarie. Una scelta incomprensibile che espone a grossi rischi anche il nostro paese e lo isola in Europa. Il voto sul MES delegittima il Ministro Giorgetti che aveva espresso parere favorevole e divide pesantemente la maggioranza oltre a privarci di uno strumento importante per difendere i risparmiatori italiani. Una situazione molto preoccupante con un Governo che si dimostra sempre più incapace sul piano economico, che vara una Manovra di Bilancio debole e fragile e che non è in grado di effettuare scelte strategiche nel contesto europeo.