La strada sa di deserto e il mio piede vi scivola sopra leggero. Mi trovo a Riyad, la capitale dell’Arabia Saudita, esattamente nel distretto JAX che ha trasformato con successo il sito del patrimonio industriale di Diriyah in un vivace centro per artisti e creativi. Quello che un tempo era noto solo per la sua architettura unica in mattoni di fango è rinato, da qualche anno, come centro creativo della capitale saudita, dove si sviluppa e si incontra una comunità artistica solidale e fiorente.
“Refracted Identities, Shared Futures” è la mostra che quest’anno accompagna il Festival Noor Riyadh, riconosciuto in tutto il mondo come la più grande celebrazione della luce e che da queste parti è riuscito a tirare fuori il lato luminoso della luna nel deserto. Il termine noor in arabo نور, significa appunto luce.
La terza edizione del Festival si è svolta dal 30 novembre al 16 dicembre con circa tre milioni di persone presenti all’evento. Si è svolto in diversi luoghi di Riyad, coinvolgendo sia paesaggi urbani che naturali. L’edizione di quest’anno ha superato i risultati ottenuti in passato, assicurandosi un totale di 14 Guinness World Records nel corso di questi tre anni.
Anche se il Festival si è concluso, Noor Riyadh continua, fino al 2 marzo, con la sua mostra “Refracted Identities, Shared Futures” (curata da Neville Wakefield e Maya Al-Athel). Qui si celebra la luce come un flusso che attraversa superfici, sostanze ed esseri umani.
La mostra collettiva presenta le opere di 32 artisti provenienti da tutto il mondo e ruota attorno a tre temi chiave: cosmo, temporalità e connettività. I visitatori sono invitati a immergersi in un viaggio interconnesso tra questi tre temi.
La luce che arriva dal cosmo rappresenta al contempo le nostre profonde origini di bilioni di anni fa e i nostri futuri luminosi. La luce rifratta può essere letta attraverso l’arte, la scienza e la spiritualità e avremo diverse interpretazioni dal modo differente in cui la leggiamo.
La temporalità sottolinea la fluidità del tempo collegata all’esperienza umana, svelando la natura dinamica dell’identità umana e culturale che si apre a nuove esperienze come sta accadendo ad esempio con il digitale e con l’Intelligenza Artificiale.
La connettività cattura la capacità di comunicare e di interagire tra gli esseri umani e i paesaggi urbani. E’ come una forza che ridisegna identità, dissolve confini e fa nascere nuove comunità. La luce, in questa ultima sessione, diventa un simbolo che rispecchia la complessità del mondo nelle metropoli contemporanee.
Gli artisti Abdulmohsen Al Bin Ali, Artur Weber, Bashaer Hawsawi, Cecilia Bengolea, Federico Acciardi, Leo Villareal, Shaikha Al Mazrou e tanti altri celebrano la luce come una forza dinamica, simile a un fiume del tempo, che modella e rimodella i contorni del nostro sviluppo umano e culturale, la nostra identità. In un mondo in continua evoluzione, la luce è una profonda metafora della natura fluida di chi siamo e da dove veniamo, offrendo una continua celebrazione dell’innovazione artistica e della creatività. Benvenute persone di luce!
Artisti partecipanti: Cecilia Bengolea, Mashael Al Saie, Aidha Badr, Artur Weber, Kim Farkas, Philippe Parreno, Random International – Hannes Koch e Florian Ortkrass, Federico Acciardi, Mariko Mori, Monira Al Qadiri, Amna Al Baker, Sophia Al Maria, Abdelrahman Elshahed, Abdullah Al Othman, Abdulmohsen Al Bin Ali, Abeer Sultan, Ahaad Alamoudi, Ayman Zedani, Bashaer Hawsawi, Rashed AlShashai, Sarah Brahim, Badiya Studio – Mohammed Al Hamdan e Mohamed Al Kindi, Julian Charrière, Talin Hazbar, Farah Al Qasimi, Shaikha Al Mazrou, Conrad Shawcross, Lachlan Turczan, Leo Villareal, Madeline Hollander.