Qualche giorno fa ho incontrato Riccardo Foresi, un artista italiano molto talentuoso con un percorso artistico molto interessante. Nato a Monte San Martino, un piccolo paese delle Marche, da padre falegname e madre casalinga. Fin da molto piccolo scoprì la musica come sua grande passione e iniziò a sognare di vivere di essa. I suoi esordi furono nella banda musicale del paese come trombettista, poi si iscrisse al conservatorio approfondendo il suo strumento preferito, la tromba, dove si diplomò giovanissimo. Ad un certo punto si rese conto di voler fare il cantante e inoltre di voler andare in America per coronare il suo sogno. Così nel 2002 in Canada completò gli studi di Jazz al Grant McEvan di Edmonton e poi si trasferì a New York dove entrò in alcuni circuiti musicali molto importanti. Notato da Eric Beall, allora vicepresidente della nota casa discografica Sony, partecipò ad eventi molto prestigiosi a Las Vegas, Miami e New York, collaborando con artisti come Jeff Franzel, Michael Walen, Leo Z e molti altri. Restò negli Stati Uniti sette anni ma poi decise di tornare in Italia e continuare la sua carriera artistica nel suo paese di nascita.
Qual è l’artista con cui ti è piaciuto di più lavorare?
Emy Stuart, lei mi ha messo subito a mio agio e mi ha lasciato esprimere il mio modo di essere. La cosa che mi ha colpito di più è stata la sua grande umanità.
Che emozioni vuoi trasmettere con la tua musica?
La voce è lo strumento più intimo che un essere umano possa suonare. Io, ogni volta che mi esibisco, mi metto a nudo. Non c’è un’emozione precisa, ma la capacità e la volontà di donarsi. Penso che in una canzone viaggi tutta la tua vita, la tristezza, la felicità, la gioia, tutte quelle sensazioni che si vivono in un momento in cui c’è uno scambio. E il pubblico ti restituisce positività. Il mio interesse è quello di far stare bene le persone per le due ore di concerto.
Hai avuto, qualche volta, durante un concerto delle difficoltà o la vita privata si è infilata in mezzo creandoti disagi?
Il timore peggiore per un cantante è quello di salire sul palco con la voce non al 100%. Inoltre, il fattore psicologico incide tantissimo. Sul discorso personale ci è voluto tempo per riuscire a separare le emozioni e lasciare quelle negative sulle scale del palco. Devo confessare che a volte esibirmi è stato uno sfogo, una liberazione.
Come cantante pensi di aver raggiunto il tuo sogno?
No, parzialmente, io guardo sempre da dove sono partito; la mia condizione non era semplice, la famiglia, il posto e altri ostacoli, ma penso di aver lavorato tanto, anche perché la vita ti mette davanti sempre i tuoi limiti e ci sono vuoti che devono essere riempiti. Ma nonostante tutto ho raggiunto degli obbiettivi che un tempo sognavo soltanto. Non sono arrivato alla fama internazionale, ma sono contento di quello che faccio e vivo, durante i miei concerti, delle situazioni molto belle, anche al di sopra di quelle che avrei mai immaginato.
Se dovessi tradurre la tua vita in un film, quali sarebbero le scene topiche a cui non rinunceresti?
Sarebbero gli episodi in cui mi sono trovato di fronte ai miei limiti. Vorrei dare una spiegazione razionale a tutte quelle scene della vita in cui mi sono bloccato? e nel tempo però ti hanno motivato a fare meglio. Penso si trovino soprattutto nella mia infanzia. Vorrei rappresentare quelli perché sono la chiave da cui è partito tutto. Magari non sono molto scenografici, e un regista potrebbe pensare di tagliarli perché non li capisce in quanto non vissuti personalmente, ma io mi batterei per loro.
Qual è il tuo limite più grande?
L’insicurezza, ho combattuto tantissimo contro tutte le mie insicurezze. Queste da una parte mi hanno spinto a fare di più e meglio ma, dall’altra, mi hanno fatto sentire non a livello e a volte non mi hanno dato il coraggio di fare quel passo in più.
Come riesci a conciliare famiglia e lavoro?
Questo è un lavoro che ti porta spesso fuori.
Il mio matrimonio è finito qualche anno fa, ma questo non è dovuto al mio esserci o non esserci. Sono una persona che dedica tanto tempo ai figli, anche perché lavoro maggiormente di sera e ho il giorno libero. A livello sentimentale, c’è bisogno di una persona che comprenda le difficoltà che questo lavoro comporta. La carriera artistica è bella ma va compresa. E poi la logistica, per fortuna ho sempre molta energia e gli spostamenti non mi spaventano. Ci vuole impegno e costanza.
Cos’è la felicità per te?
E’ un insieme di combinazioni. E’ la possibilità di svegliarsi e sentirsi entusiasti. E’ quell’emozione che ti fa sentire vivo. E’ un percorso di rinnovamento continuo e voglia di fare. Quella voglia di reinventarsi. La felicità per me sta nelle cose semplici della vita.
Il valore più importante?
L’onestà. E poi mi piacciono le persone gentili. Se sei gentile contagi anche le persone che ti stanno intorno e queste lavorano meglio e più motivate. Onestà e trasparenza.