di Alessia Potecchi *
La Manovra di Bilancio è inadeguata e non dà le risposte giuste alle esigenze economiche e sociali del Paese. Questo è molto preoccupante perché i provvedimenti contenuti nel documento non hanno una visione di futuro costruttiva e incentrata sullo sviluppo e sulla crescita economica ma al contrario allargano ulteriormente le diseguaglianze e non pongono attenzione per le fasce più povere della popolazione.
Il Paese deve affrontare tre grandi emergenze, il fatto che è a rischio recessione, l’inflazione che sta erodendo velocemente il potere di acquisto dei redditi fissi peggiorando la situazione di chi è già in difficoltà e l’enorme debito pubblico aggravato dal rialzo dei tassi. Su tutto questo la Manovra non risponde.
I due provvedimenti cardine del testo cioè il taglio del cuneo fiscale e la riforma IRPEF, molto discutibile perché diminuisce ulteriormente le aliquote, valgono solo per il prossimo anno ed entrambe le misure incidono in maniera irrisoria sulla situazione dei redditi medio bassi rispetto al 2023 e sono finanziate prevalentemente a deficit. Noi dobbiamo batterci perché i lavoratori devono essere tutti uguali sul fronte della tassazione, inoltre si prosegue nella disomogeneità del Sistema Tributario aggravando il mancato pagamento dell’IRPEF e la cosiddetta iniquità orizzontale di un fisco in cui ormai la progressività riguarda solo dipendenti e pensionati. Abbiamo bisogno di una Riforma Fiscale vera e complessiva, un fisco intelligente con la riduzione certa ed esigibile delle tasse sulle imprese, sull’innovazione, sulla formazione, sul lavoro per i giovani, sulle famiglie.
Un progetto serio scaglionato nei tempi con una politica accorta di sviluppo, accompagnata da tagli agli sprechi e da una mirata politica di contrasto alla elusione e all’ evasione fiscale, la grande assente nei programmi di questo Governo che invece propone continui condoni, siamo già a quota 14 . Occorrerebbe una seria politica dei redditi per fare fronte alle difficoltà che costantemente fronteggiano i lavoratori dipendenti e pensionati tassati da sempre fino all’ultimo centesimo e che pagano anche per gli altri contribuenti. Non sono stanziate risorse adeguate per i servizi pubblici primari, Sanità in primis, trasporto pubblico locale, contratto del pubblico impiego, scuola e formazione, politiche per la casa. Il Governo dice no al Salario minimo che non costa nulla e continua ad andare a rilento con la realizzazione del PNRR, capitolo su cui è sempre stato in forte imbarazzo, che rappresenta un tassello fondamentale per il futuro del paese su cui abbiamo lavorato e investito durante la tragedia del Covid. E’ sempre più difficile andare in pensione, si rende meno flessibile l’uscita dal lavoro in generale ma anche qui si colpiscono le categorie più fragili e si restringe l’accesso alla pensione anticipata. E’ assente la proroga della maggior tutela del mercato luce e gas e questo significa ulteriori difficoltà per le famiglie, visto che i prezzi del mercato libero sono il doppio degli altri e anche qui parliamo sempre di provvedimenti a costo zero e aumenta ancora l’IVA sui prodotti destinati alle famiglie. Non ci sono programmi per contrastare la precarietà sul lavoro e non ci sono risorse per potenziare la sicurezza sul lavoro, le morti sul lavoro sono una tragedia che deve terminare e su cui vanno investite risorse in maniera seria. Non c’è niente a favore delle imprese, lo ha sottolineato anche Confindustria e il Governo prevede oltre 20 miliardi per le privatizzazioni che se andranno impiegati indeboliranno parecchio il ruolo dello Stato nelle politiche industriali quando invece andrebbe rafforzato e incentivato. Bisognava intervenire con accurati e costruttivi tagli della spesa e invece in Manovra c’è un taglio comune del 5% dei costi senza differenza per tutti i Ministeri che evidenzia la mancanza di prospettive serie e concrete con una visione ampia.
E’ una Manovra di Bilancio povera e che non dà fiducia dentro e fuori dal paese. Aggiungo che l’Italia è l’unico paese che non ha ancora provveduto alla ratifica del MES che rappresenta un baluardo importante per fare fronte alle crisi del settore bancario e oggi occorrono in Europa delle alleanze e delle solide sinergie per non tornare alle vecchie regole del Patto di Stabilità che rappresenterebbero un problema nella gestione del rapporto tra debito e crescita economica. Una situazione dunque non certamente rosea e che preoccupa molto.
*Economista -Responsabile Dipartimento Banche, Fisco e Finanza del PD Metropolitano di Milano