Il 28 ottobre è finita l’ottava edizione di RAW, Rome Art Week, una manifestazione molto interessante che si è svolta tra molteplici eventi, mostre, appuntamenti, percorsi e visite guidate totalmente gratuiti per il pubblico. Roma, città solitamente immobile o comunque distante dai suoi cittadini, per una settimana è diventata una rete vivace di connessione artistica.
Paolo Frattari, scultore e designer, hai partecipato a un open studio, cosa ti rimane di questa esperienza?
Rimane la sensazione di una Roma dinamica, internazionale, che tenta di essere al passo con i tempi. Una Roma che abbraccia l’arte contemporanea nelle sue molteplici forme e distribuita in grandi numeri nei quartieri della città. Sono ben felice di aver partecipato a questa edizione di RAW, infatti sto già pensando a un progetto per l’edizione del prossimo anno.
Cosa hai portato a RAW?
Ho allestito una mostra in un atelier al centro di Roma. Ho portato sedie, sgabelli, lampade e un tavolo. Sono oggetti di design unici, fatti a mano, frutto di un incontro tra falegnameria e scultura. Sono contento, è la prima mostra dove porto solo il design, senza le mie sculture.
Hai iniziato prima la scultura o il design?
Ho iniziato a fare lo scultore da adolescente e mi è sempre parso naturale, una passione che non poteva non essere seguita. Poi a tarda età sono passato alla falegnameria, all’ebanisteria e infine al design.
Come si relaziona Frattari scultore con Frattari designer?
Questi due miei mondi non sono separati, si compenetrano. Presi entrambi nella loro massima espressione presentano inaspettate somiglianze, le differenze di colpo si assottigliano e si viene a trovare uno stato nel quale e i due settori interagiscono l’uno con l’altro. Trasferisco al design forme proprie della scultura. I miei oggetti d’arredo cominciano allora a staccarsi dalla loro rigorosa ortogonalità e liberi confluiscono verso forme fluide.
Quali difficoltà hai riscontrato nell’iniziare il percorso di falegname e poi designer?
C’erano attrezzi diversi, forme diverse, ma la difficoltà più importante è stata la minore tolleranza: nella scultura a grandezza naturale, riuscivo ad accorciare di 1 cm una gamba rispetto all’altra senza farlo vedere, in ebanisteria anche un decimo di millimetro risulta ben visibile.
Quindi, l’azzeramento delle tolleranze nelle misure è stato un vero ostacolo?
Sì, ma una volta superato, l’ho trasferito nella scultura. Sicuramente è stato un grosso vantaggio, un passaggio, una porta, che mi ha permesso di arrivare a un punto che ho sempre desiderato raggiungere.
Questo azzeramento delle tolleranze mi permette di mostrare l’invisibile nella scultura.