“C’è un giudice a Berlino”, anzi a Reggio Calabria, che presso la Corte d’Appello ha condannato, lo scorso 11 ottobre, dopo quasi sette ore di camera di consiglio, l’ex Sindaco di Riace, Mimmo Lucano, imputato nel processo “Xenia”, scaturito da un’inchiesta sulla gestione dei progetti di accoglienza dei migranti condotta dalla Guardia di Finanza.
Questa condanna rappresenta in realtà una vittoria per Lucano e per il Modello Riace, un’idea che si situa tra utopia e progetto concreto di accoglienza degli immigrati, mirante a coniugare ragioni umanitarie con l’obiettivo di far rivivere e ripopolare il borgo della Locride, noto fino ad allora principalmente per il ritrovamento delle due celeberrime statue di bronzo, simbolo di un’intera regione.
La condanna in appello ha trasformato in un successo questa situazione poiché ha praticamente ribaltato il giudizio di primo grado, che prevedeva tredici anni e due mesi di reclusione per associazione a delinquere, abuso d’ufficio, truffa aggravata, turbativa d’asta, concussione e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina finalizzato ad attrarre un illecito profitto derivante dalla gestione dei progetti legati all’accoglienza dei migranti. In appello, i reati più gravi si sono dissolti, lasciando solo un reato amministrativo, con pena sospesa per l’ex sindaco e l’assoluzione degli altri diciassette imputati del processo.
Mimmo Lucano ha dichiarato: “È la fine di un incubo che in questi anni mi ha abbattuto, umiliato, offeso. È la fine di un incubo che per anni, ingiustamente, mi ha reso agli occhi delle persone come un delinquente.”. Lucano è stato attaccato, denigrato e accusato, anche a livello politico e non solo, quindi, giudiziario, per distruggere il ‘modello Riace’, la straordinaria opportunità creata per accogliere centinaia di persone che avevano bisogno e per ridare vita e ripopolare i centri della Calabria.
“A questo punto spero che anche la Rai si ricreda e mandi in onda la famosa fiction girata con Fiorello a Riace”, afferma ancora l’ex sindaco.
Il Modello Riace ha radici che partono da lontano e con esso il mito accresciuto nel tempo di Mimmo Lucano come paladino dell’accoglienza. Tutto comincia nel 1998, anno dello sbarco di un veliero di profughi kurdi sulle coste calabresi, che dà vita alla prima esperienza di accoglienza diffusa per gli immigrati. Di Lucano arriverà a raccontare Wim Wenders con un suo docufilm intitolato “Il Volo”, e nel 2016 il sindaco calabrese finirà nella lista dei 50 leader più influenti al mondo stilata dalla rivista Fortune. Lucano e Riace diventano bandiere e simboli dell’accoglienza e, forse proprio per questo, diventano bersagli più in vista da colpire, troppo esposti ad un vento contrario che si fa sempre più impetuoso a livello politico.
Con l’arrivo di Matteo Salvini al Viminale, parte una fitta serie di ispezioni che portano al blocco dei fondi per i progetti relativi all’accoglienza, motivati da presunte irregolarità. È il primo duro colpo al Modello Riace.
Il 2 ottobre 2018, Mimmo Lucano viene arrestato e il 9 ottobre arriva puntuale il provvedimento sottoscritto dal Ministro Salvini per “l’applicazione di 34 punti di penalità”, con esso la “revoca dei benefici accordati al Comune di Riace nel 2016, consistenti in un finanziamento annuale di circa due milioni di euro per un progetto triennale che prevedeva l’accoglienza di 165 immigrati”. Questo rappresenta il colpo di grazia per il Modello Riace e l’inizio dell’odissea giudiziaria del sindaco calabrese, che ha raccolto solidarietà da molti, ma ha anche diviso l’opinione pubblica e la politica. Nel settembre 2021, nonostante le anomalie che molti ravvedono in tutta la storia giudiziaria, arriva la condanna in primo grado, che sembra una batosta definitiva.
“Per me è tutto finito”, dirà Lucano a caldo. Tuttavia, non sarà così, poiché siamo giunti ai giorni nostri con la sentenza dello scorso 11 ottobre, accolta con applausi da coloro che hanno sempre creduto in Lucano. I suoi difensori, Giuliano Pisapia e Andrea Dacqua, la definiscono come la fine di un “accanimento non terapeutico” nei confronti di Lucano.
Mimmo Lucano e il tema dell’accoglienza sono diventati questioni troppo politiche per essere affrontate con la giusta serenità e valutate nei loro aspetti umanitari, spesso scatenando feroci partigianerie. Tuttavia, una cosa è certa: il Modello Riace è stato di fatto smantellato, ma con la sentenza di appello si riaccende, per chi ci ha creduto, la speranza di un nuovo progetto, se diamo ascolto alle parole di Padre Alex Zanotelli, il padre missionario comboniano sempre in prima linea sulle battaglie solidali: “A questo punto, Lucano può presentarsi alle elezioni come sindaco di Riace. La sua intenzione è questa. È una grande vittoria che rende giustizia alle scelte fatte. Lucano era stato criminalizzato per il suo sistema di accoglienza dei migranti. Tutto è crollato. È una vittoria per chi lavora per l’accoglienza e un bel segnale per i tempi bui in cui viviamo”.
Foto da profilo Facebook Domenico Lucano