Il countdown è iniziato. Entro il 20 ottobre il Governo è tenuto a presentare il disegno di legge di Bilancio al Senato per la discussione, approvazione e conseguente invio alla Camera; sarà una corsa contro il tempo per l’approvazione definitiva entro il 31 dicembre p.v. al fine di evitare l’esercizio provvisorio.
Le ultime decisioni per la messa a punto dipenderanno dall’importante decisione dell’Europa sul Patto di Stabilità. Quest’anno infatti, a differenza degli anni passati in cui è prevalsa la linea morbida e di buon senso sulla deroga al patto di stabilità per via del Covid prima e della guerra poi, l’Europa dovrà scegliere tra un percorso di transizione, auspicato dalle colombe e il ritorno allo “status quo ante” auspicato invece dai falchi.
Il resto è lasciato alle fibrillazioni della politica, ai ragionamenti, ai frenetici incontri tra i partiti che sostengono la maggioranza. Sui tavoli ministeriali è giunta l’ora di valutare, con le poche risorse a disposizione, le priorità per il Paese, e di mettere da parte la propaganda politica e le promesse irrealizzabili.
Veniamo agli ultimi avvenimenti e ai margini di manovra. Nei giorni scorsi le dichiarazioni da parte dei maggiori sindacati italiani hanno riportato le richieste di un confronto alla premier su lavoro, pensioni e sicurezza. Questi ultimi sono senza dubbio temi da un forte impatto sociale, intrisi di questioni e opinioni differenti che hanno a lungo caratterizzato il dibattito politico italiano. La riforma delle pensioni sembra essere un obiettivo non realizzabile, mentre si dovrebbero rinnovare Opzione Donna e Ape Sociale anche per il 2024 con un’estensione della platea dei beneficiari.
La storia ci insegna a non dimenticare il passato, specie quello più recente caratterizzato da momenti di grande sofferenza e difficoltà. La pandemia ha palesato i problemi del nostro sistema sanitario, vittima di pesanti tagli in termini di investimenti, senza mai essere oggetto di una seria revisione per migliorarne l’efficienza.
La medicina territoriale e gli ospedali sono sempre più al margine dei provvedimenti e con numeri in diminuzione; il personale, non sufficientemente pagato, è pronto a lasciare il nostro Paese per approdare in altri.
Il Ministro della Salute Orazio Schillaci, oltre ai 2,3 mld di aumento del Fondo sanitario nazionale già previsti per il 2024, ha chiesto a gran voce altri 4 miliardi per dare un segnale chiaro alla carenza di personale e rilanciare il sistema sanitario pubblico.
É doveroso ricordare che il nostro Paese avrebbe potuto beneficiare, sotto precise condizioni, dei 37 miliardi del “Mes sanitario” totalmente destinati alla voce sanità e con un tasso di interesse prossimo allo zero. Non sappiamo le ragioni che abbiano spinto il governo qualche mese fa a respingere questa proposta; a posteriori possiamo sostenere di aver perso una grande opportunità.
Un altro pilastro fondamentale del nostro Stato é senza dubbio l’istruzione, un settore in cui l’Italia, infatti, risulta tra gli ultimi Paesi in Ue per spesa. Al 2019, stando a quanto riportato dai dati Istat, la spesa pubblica per istruzione rappresenta il 3,9% del Pil, a fronte di una media Ue del 4,7%. L’esperienza della pandemia ha lasciato un segno non indifferente che deve farci riflettere sul futuro delle nuove generazioni. La dispersione scolastica, acuita dalle recenti chiusure, é tornata a salire e in alcuni territori della Penisola i numeri sono spaventosi. Investire sui giovani significa investire sul futuro. Occorre intervenire rapidamente con strumenti di sostegno alle famiglie meno abbienti, sportelli di ascolto e miglioramento dell’orientamento scolastico e professionale.
Il potenziamento di quest’ultimo aspetto deve garantire un collegamento tra scuola e lavoro e deve permettere ai ragazzi di scegliere consapevolmente il proprio futuro, seguendo le proprie attitudini.
Il 2023 ha portato interessanti novità per il personale scolastico con aumenti stipendiali significativi che devono essere confermati anche in futuro. I docenti rivestono un ruolo di grande responsabilità nella nostra società e meritano di essere compensati in modo equo, in conformità a quanto enunciato nell’articolo 36 della Costituzione.
Appare ben chiaro come i problemi siano tanti, il tempo e le risorse a disposizione poche. La presidente del Consiglio ha più volte sposato la linea della prudenza che, in tempi così duri, “non è mai troppa”. Non va però dimenticato il criterio dei “conti in ordine” che da sempre la Commissione Europea chiede ai nostri esecutivi nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica.
Non sarà facile trovare i 30 miliardi stimati dal Mef per la legge di bilancio, considerando l’esclusione di un aumento del deficit che la Commissione Europea ha imposto all’Italia e le modiche entrate fino ad ora garantite da alcuni provvedimenti come la tassa sugli extraprofitti delle banche.
Manovra economica a parte, si profila dunque un mese concitato per l’esecutivo, denso di appuntamenti istituzionali e scadenze da rispettare. Tra queste, l’attuazione del Pnrr deve essere l’obiettivo primario poiché costituisce la base solida su cui costruire il futuro oltre che un’opportunità non più ripetibile.