La storia del nostro Paese é intessuta di date emblematiche che ne hanno forgiato l’identità e la struttura socio politica. Il 2 Giugno 1946 è un momento di svolta nella vita politica del nostro Paese perché rappresenta il passaggio da un sistema politico monarchico ad uno repubblicano. Potremmo sostenere che, a differenza di altre date, questa celebrazione ha uno spirito unitario perfettamente in sintonia con l’obiettivo dell’unità che i Costituenti si posero sin dall’inizio. A tal proposito, mi piacerebbe citare le parole di Ezio Bosso che definì la Costituzione “una partitura che unisce singolarità”.
Le elezioni referendarie si svolsero in due giorni e per la prima volta anche le donne furono ammesse al voto: fu la prima volta nella storia italiana in cui si svolsero delle votazioni a suffragio universale. Il risultato è a noi noto, forse scontato, ma in un Paese che usciva da una dittatura non lo era affatto. Il medesimo giorno ci fu anche la consultazione elettorale per la composizione dell’Assemblea Costituente.
Non possiamo pensare di comprendere il significato del 2 Giugno senza considerare la Costituzione che sarebbe entrata in vigore a distanza di poco più di un anno. É proprio a partire da questa data che si mettono le basi della nostra Carta fondamentale, pietra d’angolo della Repubblica, momento di incontro tra passato e presente, ma con uno sguardo teso al futuro.
Tanti sono stati i tentativi di modifica del Testo, con risultati diversi e in qualche caso anche giustificabili. É doveroso però ricordare la legge costituzionale 11 febbraio 2022 con la quale sono state introdotte negli articoli 9 e 41 della Costituzione la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi
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La formula introdotta ci restituisce il senso di questa modifica “La tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi e gli interessi delle future generazioni”. Nell’ultima parte é contenuta la chiave di lettura del nuovo articolo. La sostenibilità delle politiche economiche e sociali deve essere animata da un forte senso di responsabilità nei confronti delle future generazioni; vi é pertanto un dovere politico di pensare a coloro che verranno attraverso provvedimenti a lungo termine. Potremmo definirlo “un patto intergenerazionale.”
Dobbiamo constatare con dispiacere un progressivo allontanamento dai dettami che la Costituzione ci trasmette e che dovrebbero costituire una bussola per i nostri governanti. Un distacco che possiamo avvertire in modo chiaro per quanto concerne i rapporti tra governo e Parlamento, in modo particolare nell’uso dei decreti legge da parte del governo. Quest’ultimi sono provvedimenti con valore di legge adottati dal governo in casi di necessità e urgenza, entrano in vigore il medesimo giorno della pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale e devono essere convertiti in legge dal Parlamento entro sessanta giorni.
Il ritorno di un governo politico, sostenuto da una maggioranza molto coesa, l’applicazione della riforma costituzionale che ha ridotto il numero dei parlamentari, rendendo le Camere più snelle sono due fattori che avrebbero dovuto agevolare l’iter legislativo, comportando un vero e proprio cambio di passo rispetto alle passate legislature. Assistiamo però ad una sempre maggiore svalutazione del bicameralismo paritario a vantaggio di un monocameralismo di fatto. A questo si aggiunge anche il poco tempo a disposizione del Parlamento per discutere ed esaminare i provvedimenti contenuti nel decreto-legge che determina molte volte una semplice “presa d’atto” delle decisioni concordate a Palazzo Chigi.
Auspichiamo un cambiamento nei rapporti tra governo e Parlamento e una maggiore uniformazione al Dettato Costituzionale.
É necessario quindi ritornare all’essenza del significato del 2 Giugno, riflettere sulle origini della nostra Costituzione e attuarli nel nostro impegno politico e sociale perché come diceva il professore Maurizio Fioravanti “ Una democrazia vale, se vale la sua Costituzione”.