Ci chiediamo da sempre cosa leggere e a quale età e, periodicamente, si ripropone la polemica che alcune letture sarebbero più o meno adatte a certe età piuttosto che ad altre.
L’intervento recente della Tamaro che, in modo irriverente, ha riaperto il dibattito sulla lettura, ci pone dinanzi ad un vero e proprio dilemma: cosa è meglio che leggano le bambine e i bambini, le ragazze e i ragazzi? E soprattutto, esiste davvero una letteratura adatta a tutte le età o è sempre più necessario creare steccati tra una letteratura adatta all’età della crescita evolutiva e un’altra, di Serie A, adatta agli adulti? Non esistono risposte univoche per certe domande, abbiamo la certezza invece che una narrazione letteraria che sia rispettosa dei lettori, debba avere le caratteristiche giuste per arrivare con grande impatto a tutte le età.
L’altra questione aperta, altrettanto fondamentale, ci racconta ancora che alcuni testi letterari, che rientrano a pieno titolo nella Storia di un Paese, sono indispensabili e irrinunciabili perché offrono uno spaccato storico e sociale di tale verosimiglianza che diventano fondamentali per chiarirci il nesso spazio-tempo nell’evoluzione di quel Paese e del suo ruolo nelle dinamiche che ne hanno forgiato caratteristiche dominanti. I canoni letterari sono fondamento di civiltà e raccontano la storia di luoghi e persone, anche al di sopra dei generi letterari e delle scelte stilistiche. Per tale motivo il Canone della letteratura italiana ed europea che dovremmo padroneggiare tutti, al di là delle nostre scelte di vita, deve porsi come bagaglio di conoscenze per una vasta parte della popolazione, nei Paesi Europei e oltre.
Si apre a questo punto la possibilità per i nostri ragazzi di creare, attraverso la regia sapiente degli adulti, una propria playlist di letture che permetta loro di percorrere la strada della consapevolezza e dell’acquisizione di quei cardini che avviano alla costruzione di uno spirito critico e di una coscienza del proprio ruolo e delle proprie peculiarità all’interno di uno Stato di Diritto. A questo proposito, ci appare chiaro quanto sia importante leggere per la crescita individuale e collettiva, nell’esperienza del singolo e nell’esperienza di un Paese; diventa, poi, dirompente cosa scegliere nel panorama letterario e, soprattutto, con quale gradualità.
È innegabile che la lettura sia un elemento di grande trasversalità nell’acquisizione del sapere/dei saperi e che essa si pone come anello di congiunzione tra quello che siamo e quello che vorremmo essere, in una sorta di gara tra noi e quello che leggiamo. Per questo motivo l’idea di un Canone letterario che attraversi il tempo, le generazioni e il sogno di essere parte di una letteratura senza limiti, con quell’aria di eternità che l’arte in genere e la letteratura in particolare pare consegnarci, diventa motivo di dibattito e di confronto/scontro, in un continuo divenire e con la certezza che non sarà mai definito una volta per tutte.
All’interno del Canone immaginiamo possibile la tempestività di riconoscere alcuni autori piuttosto che altri in un tempo senza tempo che vorremmo controllare e l’opportunità di scegliere cosa far leggere e a chi, ma non sempre questa è la via giusta. Il modello che ci convince di più non decide il “cosa” far leggere alle giovani generazioni ma piuttosto rende le giovani generazioni capaci di fare scelte coscienti.
Per questo motivo, ci appare sterile e quanto mai sciagurata la polemica innescata sulla bontà di lettura delle opere di Verga o di Dante, nel mare magnum delle possibilità che potremmo offrire ai bambini e ai ragazzi che stanno provando a costruire consapevolezze di apprendimento, come lettori affinati e informati.
La lettura, quale veicolo di vantaggio per la costruzione del proprio sé, non si insegna soltanto, soprattutto si condivide.
Quando pensiamo a cosa è davvero la relazione tra Maestro e allievo, ci viene facile un’unica definizione possibile: Maestro è colui che indica la strada, affina la nostra ricerca di tappe da condividere, non impone fermate o mete da conquistare.
Lo scenario triste e sconsolato di tanti che scrivono e pochi che leggono, risulta aggravata da quelli che scrivono senza avere un forte bagaglio di letture, con la pretesa di poter raccontare senza essere stati prima lettori consapevoli. D’altra parte quando ci si affina nella lettura, è facile smascherare gli impostori, coloro che parlano senza retroterra, con quella sensazione alla bocca dello stomaco che il lettore consapevole conosce bene e che si palesa nella forma di un mostro orribile, il mostro dell’ignoranza e della vacuità.
Il passato della storia letteraria è un passato glorioso con cui è necessario confrontarsi, per riconoscere radici e genesi dello stare hic e nunc. Il presente rappresenta il confronto immediato ma senza passato non c’è presente che regga. Al futuro demandiamo il superamento degli steccati e la riconoscibilità della letteratura davvero indispensabile, anche tra gli esempi della contemporaneità. La vera antinomia non è se Verga debba essere letto e da chi, ma se la Tamaro possa o meno entrare nel Canone della letteratura italiana, al pari di Verga. Ai posteri l’ardua sentenza, a noi la capacità e la libertà di scegliere.
Abbiamo bisogno di lettori che sappiano prediligere le loro letture e non di automi che sfogliano i libri dietro l’azione di un comando esterno.
Secondo il nostro punto di vista ribadiamo che gli adulti-lettori possono e devono indicare la strada ma non è loro compito imporre le soste, le tappe, i traguardi.
Teniamo a precisare che è necessario che chi indica la strada l’abbia prima percorsa.