La sicurezza è un diritto, quindi se la sinistra ha a cuore i diritti deve avere a cuore anche il diritto alla sicurezza. I dati della Prefettura dicono che i reati sono in calo con continuità a Milano ormai da più di 10 anni. Quello della stazione centrale è un grande problema legato alle stazioni delle grandi città, in Italia e nel mondo…
Quello della sicurezza nella Città Metropolitana di Milano è un problema reale. Soprattutto in alcune zone, come ad esempio la stazione centrale, definita di recente “una sorta di far west notturno con spaccio, violenza, degrado, guerre tra bande rivali, accoltellamenti ecc…”. Nel mese scorso in un tentativo di furto, proprio nei pressi della stazione, sono state accoltellate 5 persone, fatto che ha aumentato le preoccupazioni – già presenti – di residenti e pendolari costretti a frequentare quel luogo, quindi, non sicuro. Nella classifica finale dell’indice della criminalità 2022 – pubblicato da Lab24 de il Sole 24 ore – Milano è tra le città più pericolose d’Italia. Eppure, anche su un tema sensibile come questo, che non può (dovrebbe!) essere etichettato né di destra né di sinistra, la politica e le istituzioni non riescono ad essere “unite”. Il Governo Meloni ha parlato di “emergenza Milano” mentre il Sindaco Giuseppe Sala sostiene che la sicurezza a Milano “non è un’emergenza”. Ne abbiamo parlato con il Capogruppo del PD in Consiglio Comunale Filippo Berberis, al suo 3° mandato che conosce molto bene le problematiche e le emergenze della sua Città.
La sicurezza continua ad essere un tema divisivo nella politica e nelle istituzioni, ma non per i cittadini che invece lanciano spesso appelli e manifestano preoccupazioni “unitarie”, al di là delle loro preferenze politiche. Capogruppo Barberis, la sicurezza è di destra o di sinistra?
La sicurezza è un diritto, quindi se la sinistra ha a cuore i diritti deve avere a cuore anche il diritto alla sicurezza. Dopodiché succede spesso che il dibattito cittadino venga condotto con dei toni molto drammatizzati da parte delle opposizioni, che si agganciano sempre a dei fatti di cronaca faticando poi su delle risposte strategiche e strutturali, in un quadro istituzionale che ha del paradossale. Viene, cioè, attaccato il Comune di Milano che dispone di forze in campo, con la polizia locale, che valgono solo il 7% di quelle che sono le forze a vario titolo di polizia presenti sul territorio, e – ad onor del vero – il Comune di Milano è anche l’Ente che sta facendo di più rispetto agli altri.
Nel concreto, cosa sta facendo il Comune di Milano per affrontare questa problematica che non è un bel biglietto da visita per una città come Milano?
Intanto stiamo portando avanti un piano di assunzioni con la polizia locale, circa 500 nuove assunzioni in questo biennio con un piano che rappresenta una novità mai avuta prima a questi livelli. Allo stesso tempo stiamo lavorando sul potenziamento di tutta la parte tecnologica, in modo da rendere più efficienti tutti i servizi di segnalazione e intervento – anche a parità di organico – quindi con un consolidamento e un rinnovamento di tutto quello che è il parco telecamere in dotazione.
Accanto a questi interventi, però, insieme a una strategia che vede una presenza capillare di agenti sul territorio, vi è – contemporaneamente – l’attivazione di un lavoro capillare con il terzo settore e i servizi sociali per contrastare tutti i fenomeni di emarginazione, soprattutto nei quartieri più in difficoltà e periferici che poi possono essere premessa di insicurezza e maggiore propensione alla micro criminalità.
Una strategia integrata quindi, che non sia solo repressiva ma che ponga in essere anche interventi di tipo sociale?
Esattamente. C’è un lavoro di formazione e presenza sul territorio, con maggiori quantità delle forze in campo, di affinamento degli strumenti tecnologici ma, contemporaneamente, una strategia di potenziamento delle azioni di prevenzione e di azione sociale che possono essere messe in campo sui diversi quartieri. Non c’è, sicuramente, nessuna sottovalutazione sul tema della sicurezza, anche se le strategie possono essere diverse, e c’è una attenzione concreta ai dati complessivi e reali della situazione, ovviamente senza lasciarsi condizionare dall’emotività dei singoli fatti di cronaca.
Però Milano nella classifica finale dell’indice della criminalità 2022 – pubblicato da Lab24 de il Sole 24 ore – era al primo posto tra le città più pericolose d’Italia. È un’emergenza o no?
I dati della Prefettura dicono che i reati sono in calo con continuità a Milano ormai da più di 10 anni, ma che ci sono comunque delle situazioni che richiedono maggiore attenzione. Se non c’è, però, un’attivazione anche da parte dello Stato a fianco del Comune, è impossibile fare un salto di qualità nell’affrontare il problema. Il paradosso è che noi ci troviamo spesso al centro delle critiche, nonostante siamo l’istituzione che più si è adoperata in questi anni per rafforzare i servizi di sicurezza, a partire ovviamente con quelli di nostra competenza, attivandoci allo stesso tempo con gli altri livelli istituzionali. Ma bisogna prendere atto che ancora non abbiamo visto, da parte del Ministero di competenza, il potenziamento dell’organico territoriale, ovvero quello in dotazione stabile sulla città ma a disposizione dello Stato e non del Comune.
La stazione centrale, luogo importante di snodo e di frequentazione di pendolari e turisti, è stata definita di recente “una sorta di far west notturno”, dove gli episodi di microcriminalità continuano ad essere, spesso, fuori controllo e motivo concreto di insicurezza. Ma non di emergenza…
È un grande problema legato alle stazioni delle grandi città, in Italia e nel mondo, dove ci sono grandi flussi di visitatori e persone che arrivano per motivi di lavoro e di turismo. Questo, ovviamente, attrae una microcriminalità che si insedia proprio in prossimità di tali luoghi di passaggio. Con il Sindaco Giuseppe Sala, insieme alla Prefettura, da inizio anno abbiamo potenziato significativamente la presenza delle forze dell’ordine e dei controlli, infatti sono aumentati gli arresti proprio nella zona della stazione e nelle zone dove sono presenti flussi di turisti con numerose segnalazioni di episodi di microcriminalità.
Noi pensiamo che questa sperimentazione debba essere estesa alle zone dove sono presenti, ad esempio, stazioni metropolitane con nodi importanti. È una strategia che sta dando dei risultati importanti sulla quale bisogna puntare maggiormente.