“Il Sistema della Formazione Italiana nel Mondo rappresenta “una risorsa insostituibile per la promozione della lingua e della nostra cultura”. Ne è convinto Giuseppe D’Aprile, Segretario generale della UIL Scuola Rua, tornato da poco da un viaggio in Spagna dove si sono tenuti due incontri organizzati dal sindacato che guida […]
Sul sito del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale c’è una pagina dedicata al “sistema della formazione italiana nel mondo”. Probabilmente in pochi sono a conoscenza di questa rete di scuole, istituti e corsi legati alla lingua e alla cultura italiana, dislocati in varie parti del mondo. Però gli ultimi dati che circolano indicano in oltre 300.000 il numero di studenti e circa 700 i lavoratori del personale scolastico, impegnati per il buon funzionamento di una rete che conta istituzioni scolastiche che conta (dati presi dal sito): 8 istituti scolastici statali omnicomprensivi che hanno sede a Addis Abeba, Asmara, Atene, Barcellona, Istanbul, Madrid, Parigi, Zurigo, poi 45 scuole italiane paritarie all’estero e presenti in tutti i continenti e numerose sezioni italiane attive nelle scuole straniere, bilingui o internazionali e presso le scuole europee a Bruxelles, Francoforte, Lussemburgo, Monaco di Baviera, Varese. Numeri importanti che vanno sommati a diverse iniziative di promozione della lingua e della cultura italiana all’estero, principalmente “corsi organizzati da Enti promotori e attività didattiche gestite da personale docente ministeriale – ed i lettorati d’italiano presso le Università straniere.”. Insomma, il Sistema della Formazione Italiana nel Mondo rappresenta “una risorsa insostituibile per la promozione della lingua e della nostra cultura”. Ne è convinto Giuseppe D’Aprile, Segretario generale della UIL Scuola Rua, tornato da poco da un viaggio in Spagna dove si sono tenuti due incontri organizzati dal sindacato che guida.
Segretario D’Aprile, il “sistema della formazione italiana nel mondo” sembra essere un modello positivo che ha molte potenzialità ma anche qualche limite…
“Le scuole italiane all’estero sono una risorsa insostituibile per il ruolo che hanno nella promozione della lingua italiana e della nostra cultura. Rappresentano un modello di inclusione e multiculturalità che può e deve essere preso da esempio per molti aspetti. Però necessitano di interventi correttivi e migliorativi. Per esempio, per la parte prettamente gestionale e di indirizzo, l’ideale sarebbe che questi istituti fossero gestiti anch’essi, come tutto il sistema scolastico italiano, anche dal Ministero dell’Istruzione e del Merito e non solo dal Maeci.
Mentre sono gestite dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale…
“Esattamente. Il Decreto legislativo 13 aprile 2017 n. 64 che disciplina le scuole italiane all’estero prevede – testualmente – un effettivo e sinergico coordinamento tra il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale e il Ministero dell’istruzione dell’università e della ricerca nella gestione della rete scolastica e nella promozione della lingua e della cultura italiana all’estero. Noi, a tal fine, riteniamo fondamentale la presenza di una cabina di regia che possa favorire meglio un maggiore coordinamento dei ministeri dell’istruzione e degli Esteri nella gestione degli istituti che fanno parte del Sistema della formazione italiana nel mondo.”
Anche per quanto riguarda le tutele dei diritti dei lavorati di questo settore, su tematiche quali – ad esempio – la mobilità professionale, c’è ancora tanto da migliorare. Quali sono secondo lei i primi tasselli da sistemare?
“Innanzitutto bisogna tornare alla contrattazione, che è fondamentale per temi come la mobilità e le tutele professionali. La recente pronuncia della Corte Costituzionale e le ultime sentenze della Corte di Cassazione indicano questa direzione. Infatti hanno ribadito la materia pattizia della mobilità professionale per il personale della scuola all’estero. Le modalità di destinazione all’estero devono essere necessariamente oggetto di contrattazione rivolta a tutti i lavoratori in servizio in questo sistema.
Intanto lei – e quindi la Uil – è intervenuto sulla questione, a margine della sua visita presso due istituti comprensivi italiani in Spagna, ribadendo il pieno sostegno a queste positive esperienze.
“Senza dubbio noi continueremo il nostro impegno per valorizzare queste esperienze virtuose, che hanno l’esplicito obiettivo di promuovere la lingua e la cultura italiana favorendo la centralità del modello educativo e formativo della scuola italiana in contesti multiculturali e pluralistici, facilitando l’inclusività e l’interculturalità al fine di agevolare i valori democratici e, soprattutto, al fine di contrastare ogni forma di discriminazione culturale e sociale.”
Naturalmente senza dimenticare le prerogative dei lavoratori
“È nella nostra essenza salvaguardare le prerogative e i diritti dei lavoratori, che sosterremo e supporteremo, anche dal punto di vista contrattuale. Non a caso, per quanto ci riguarda, il contratto collettivo nazionale del lavoro è l’unico strumento idoneo attraverso il quale va superato – definitamente – lo strumento legislativo adottato unilateralmente, senza un confronto sindacale, nella gestione del personale impegnato nel sistema di formazione italiana nel mondo.”