Quanti conoscono “L’arte della guerra” di Sun Tzu? Alcuni ne hanno sentito parlare, altri lo hanno letto, altri non sanno neanche che esiste un libretto d’istruzioni alla guerra. Chissà se coloro che sono oggi in guerra si sono istruiti a tal proposito?
Beh, io mi sono dilettata a leggerlo, cercando di carpire i suoi segreti. È un libretto che si legge in poche ore ed è molto interessante scoprire che “L’arte della guerra” racchiude strategie e piani quasi rivolti ad evitarla. E se non si poteva evitare, vincere in poco tempo, con il minor spreco di vite.
Tra le pagine si può cogliere quella saggezza antica di qualcuno che ne ha viste tante nella vita. Dell’autore si sa molto poco, viene attribuito a un certo Sunzi perché all’inizio di ogni capitolo è lui che parla, ma probabilmente è opera di molti autori. Però a me piace immaginarlo come un Samurai, o un maestro d’arti marziali o ancora un generale romano, che impartisce i propri insegnamenti ai suoi adepti. Il periodo in cui fu compilato risale pressappoco al 400 – 320 a.C.
Quello che mi ha colpito maggiormente è la spiritualità pregnante nonostante si parli di come pianificare una guerra. Ma la cosa sconvolgente è che i suoi principi possono essere applicati a qualsiasi situazione. È un testo attuale. Potrebbe essere applicato sia alla risoluzione di un problema sia a come preparare una torta.
Esistono cinque punti su cui valutare la realtà che sono: il Dao (principio, modo, legge immutabile), il cielo, la terra, il comando e la regola. Cinque punti fondamentali. Ma quello che maggiormente mi ha colpito è il comando e cioè le virtù che i superiori dovrebbero avere: conoscenza, sincerità, umanità, coraggio e severità. Analizzando un po’ la storia, ma anche solo le persone che ricoprono cariche importanti, quanti possiedono tali qualità? Soprattutto se parliamo di umanità.
“L’arte della guerra” insegna a rispettare i propri nemici, a non distruggere e saccheggiare, in quanto alla fine ci si ritroverebbe con un pugno di mosche in mano. La vittoria è lo scopo, ma una vittoria degna, nel rispetto degli esseri umani e del territorio stesso. Quante guerre, combattute o che si stanno combattendo, rispettano questi insegnamenti? Se gli stessi Putin e Zelensky avessero studiato “L’arte della guerra” oggi starebbero ancora combattendo o avrebbero trovato un modo per mediare e chiudere la questione? Vi è una frase fondamentale che dovremmo assumere come principio ed è: “Conoscendo gli altri e conoscendo sé stessi, in cento battaglie non si correranno rischi; non conoscendo gli altri ma conoscendo se stessi, una volta si vincerà e una volta si perderà; non conoscendo né gli altri né se stessi, si sarà inevitabilmente in pericolo ad ogni scontro.”
La guerra, per quanto intollerabile e inaccettabile, è insita nell’animo umano. La voglia di conquista e di dominio, come questioni più pratiche legate al dio denaro, sono state mascherate da principi di libertà e da ideologie politiche e religiose, che hanno solo annichilito l’uomo stesso. Oggi basterebbe premere un bottone o liberare un virus più letale del Covid per mettere fine ad ogni cosa, e mi chiedo se tutte le battaglie e le guerre intrise di sangue hanno portato qualche arricchimento all’animo umano, hanno generato opere d’arte o qualcosa di bello da osservare. Mi sembra di no. Forse se conoscessimo tutti meglio “L’arte della guerra” potremmo evitarla la prossima volta che bussa alla porta.