Quadri di un’esposizione, suite per pianoforte, è una delle composizioni più importanti di Modest Petrovič Musorgskij, terminati nel giugno del 1874.
Il compositore trasse ispirazione dalla mostra di acquerelli e quadri dell’architetto Victor Aleksandrovic Hartmann, tenuta presso l’Accademia di Belle Arti di San Pietroburgo nel 1872. In seguito alla morte dell’amico architetto, Musorgskij decise di trascrivere in musica le sensazioni che provò durante la visita della mostra. L’opera è strutturata in un percorso musicale che viaggia attraverso dieci pezzi, “quadri”, accompagnati da “Promenade” che simboleggiano le sensazioni dell’autore nel vedere le varie opere. Con questa alternanza, l’autore, ha voluto descrivere sé stesso mentre si aggirava tra le opere della mostra, e le variazioni tonali e armoniche vengono utilizzate per esprimere tali sensazioni.
Il percorso dei “Quadri” riscontra affinità nella politica del suo tempo. Musorgskij è maestro nell’incarnare l’essenza di una musica a cavallo tra Oriente e Occidente: la manifestazione della prepotenza russa nelle “Promenade” che variano di volta in volta incidendo nella memoria dell’ascoltatore. La suite fu resa celebre dall’elaborazione, in parte orchestrale, trascritta da Maurice Ravel.
L’opera inizia con una passeggiata, “Promenade”, nella quale l’autore ci illustra le proprie sensazioni ed emozioni e ci conduce al primo “Quadro”, lo Gnomus: essere orribile dalle gambe rattrappite che avanza affannosamente. Segue la seconda “Promenade”, diversa dalla prima con variazioni che addolciscono l’animo del visitatore. Nel Vecchio Castello, il secondo “Quadro”, un trovatore intona il proprio canto malinconico ai piedi di un castello medievale seguito da una “Promenade” dall’aspetto burbero e robusto che ci porta al Quadro Tuileries “Litigio di fanciulli, nei giardini delle Tuileries”. Qui il compositore rievoca, attraverso cantilene, le urla dei bambini intrecciati alle voci delle severe badanti che sembrano richiamare i fanciulli. Segue il Bydlo, imponente carro polacco trasportato da buoi che procede faticosamente in avanti nel fango mentre il guidatore intona un canto popolare che si espande nella visione del Quadro. Il brano procede in un crescendo fino al passaggio del carro davanti al visitatore, fino a scomparire progressivamente.
Il visitatore prosegue la passeggiata, Promenade, verso il Quadro “Balletto dei pulcini nei loro gusci”: brano scherzoso e luminoso dove viene messa in musica la raffigurazione di uno schizzo originale di Hartmann per Trilby, ballerini della scuola d’arte drammatica. Cruento e tragico si presenta il sesto Quadro: Samuel Goldenberg und Schmuyle: l’incontro tra due ebrei polacchi di diverso ceto sociale; il primo ricco e grasso sdegna le suppliche di aiuto del secondo povero, insistente e piagnucoloso. Il settimo Quadro, evoca una scena di mercato di Limoges dove si sente in chiacchierio delle contadine che alla fine degenera in una rumorosa lite. Sull’ultimo urlo risuona un profondo accordo che ci porta nelle “Catacombe”. Nel Quadro, Hartmann raffigura sé stesso in visita nelle catacombe di Parigi, al lume di candela, immergendo il visitatore in un ambiente cupo e tenebroso. Alle oscure Catacombe si contrappone “La capanna su zampe di gallina Baba-Jaga”, riferito allo schizzo di Hartmann su progetto di un orologio in stile russo del XIV secolo (rappresentante la tana della popolare strega russa).
L’ultimo Quadro, “La grande porta di Kiev”, si richiama al progetto di Hartmann. Il quale aveva realizzato una porta, in onore dello zar Alessandro II, che avrebbe dovuto sostituire le vecchie porte di legno di Kiev. “La grande porta di Kiev” chiude la composizione ma allo stesso tempo ci porta a valicarla verso la contemporaneità che stiamo attraversando.
Musorgskij con la sua opera celebra il nazionalismo culturale ottocentesco, di cui si faceva esponente in ambito russo, pur non intendendolo prettamente patriottico. Il compositore tende più alla libertà e alla civiltà, affrontando temi che tutt’oggi si rivelano attuali e che richiamano il senso di umanità che è andato perso dall’incedere della vita.