Nel 2019 l’UE dichiara l’emergenza climatica impegnandosi alla conferenza delle Nazioni Unite Cop25, per una riduzione a zero emissioni di gas serra entro il 2050.
Se il Green Deal ha rappresentato la risposta Europea alla crisi climatica in corso, in questi ultimi 4 anni, i fenomeni di cambiamenti climatici reali si sono notevolmente intensificati negativamente: sia per l’intensità (fenomeni nuovi quali le bombe d’acqua, ma anche siccità prolungate in aree non interessate da questi fenomeni) ma anche per la frequenza. Fenomeni che si manifestano con maggiore ripetitività in zone diverse.
I cambiamenti climatici, oltre a produrre una sempre maggiore insicurezza nelle popolazioni colpite direttamente, causano da un lato perdite di vite umane e, dall’altro, perdite di ingenti somme economiche, a danno quindi sia di operatori privati che della collettività, principalmente amministrazioni locali e nazionali.
La complessità di tali fattori e la loro evoluzione richiedono una serie di azioni ‘nuove’ non più rinviabili, con politiche intergovernative rapide e pragmatiche.
Se si continuano a sfruttare le risorse allo stesso ritmo di oggi, entro il 2050 ci sarà bisogno delle risorse di tre pianeti.
Cambiamenti climatici e risorse limitate (materie prime), inoltre, incidono sull’ordine mondiale poiché alimentano fenomeni migratori massivi e irregolari, creando tensioni economiche sulla stabilità dei prezzi delle materie prime con evidenti corollari (cambiamenti di strategie industriali, assetti geopolitici e guerre sotterranee tra paesi detentori di materie prime strategiche e paesi consumatori).
L’insieme di questi fattori rendono necessario il passaggio da una società del tipo “produzione-consumo-scarto” ad una società proiettata verso una economia a zero emissioni di carbonio, quindi sostenibile dal punto di vista ambientale, libera dalle sostanze tossiche e completamente circolare entro il 2050.
La circolarità e la sostenibilità devono essere integrate in tutte le fasi della catena del valore, questo affinché si possa raggiungere un’economia completamente circolare.
Nel 2021 il Parlamento Europeo ha posto al centro del dibattito la necessità di dotarsi, appunto, di una strategia globale per le materie prime essenziali cercando di allineare aspetti fondamentali quali:
– approvvigionamento sostenibile
– elevati standard ambientali, sociali e in materie di diritti umani.
Il Parlamento Europeo chiede inoltre, attraverso il riciclo e il recupero dai rifiuti di alcune materie prime critiche, una maggiore indipendenza e approvvigionamento dai paesi extra EU.
Il piano d’azione della Commissione Europea ha individuato sette aree chiave, quali:
plastica; tessile; rifiuti elettronici; cibo e acqua; imballaggi; batterie e veicoli; edifici e costruzioni.
In Europa si producono, ogni anno, più di 2,5 miliardi di tonnellate di rifiuti, una montagna che se non aggredita produrrebbe una enormità di problemi nelle attuali società consumistiche come è quella Europea, mentre cambiando il paradigma, da lineare a circolare, il modello non solo diventa sostenibile ma anche virtuoso.
In ultima analisi, la transizione verso una economia circolare va oltre la prevenzione e la gestione dei rifiuti.
La posta in gioco, altissima, è l’impronta ambientale dell’Europa, la sua competitività e, soprattutto, la qualità della vita dei cittadini dell’Unione europea.