Social Network: la chat di un’Europa in analisi
Role playing, in italiano “gioco di ruolo”. Non c’è strumento più efficace per veicolare contenuti ai ragazzi di oggi, sempre più distanti dall’astrazione, disancorati dalla prospettiva storica, soprattutto, assuefatti al linguaggio smart, che rifugge da ogni rielaborazione concettuale e che necessita, invece, di immagini concrete e di strumenti noti, per funzionare.
Gli insegnanti hanno dovuto reinventarsi, fare tesoro delle acquisizioni maturate con la famigerata DAD, incamminarsi su strade nuove, nella cogente consapevolezza che non si riuscirà ad insegnare più nulla ai nativi digitali, se non collocandoci sempre un gradino più su, sulla scala della creatività.
E’ da queste considerazioni, e dal primo approccio alla scoperta della coscienza, cui i ragazzi di terza media si avvicinano con le indagini letterarie di Svevo, che è nata l’idea di una seduta psicanalitica, tra “Europa” e il dottor S., di sveviana memoria, per spiegare l’origine, insieme mitica e antropologica – la funzione eziologica dei miti, in una classe di ginnasio, è infatti un tema ormai ben metabolizzato – di una terra di dolore e conflitti, che è anche, tuttavia, meta sognata e anelito verso la libertà.
L’idea ulteriore è stata quella di condurre la seduta attraverso una chat, ovvero attraverso l’unico medium con cui i nostri giovani riescono a trasferire senza remore le loro emozioni, protetti dallo schermo come dai cappucci delle loro felpe, larghe e informi, che ormai immancabilmente proteggono visi, lineamenti e sentimenti.
E’ emersa, da tale seduta, la coscienza malata di una giovane donna, Europa appunto, figlia di un re fenicio, indifesa e fragile, tormentata dal ricordo, la quale – per non cedere alla tentazione del gesto estremo – decide di intraprendere un percorso di analisi e racconta al dottor S. di essere stata sedotta e violata, nel delicato passaggio dalla fanciullezza all’adolescenza, dal dio Zeus; che quest’ultimo, nascosto dalle sembianze di un toro alato, l’ha poi condotta sull’isola di Creta, rendendola regina di quella terra – cuore della civiltà occidentale – nonché madre di tre figli.
E’ stato un gioco innestare su questo esordio traumatico, superato poi da una fortunata storia d’amore, non solo il legame profondo delle origini greco- romane del nostro continente con quello asiatico, un legame inscindibile tra Oriente e Occidente che dovrebbe costituire un memento per tutti, sempre, ma anche l’idea di quello stato collettivo immaginato da Montesquieu come una comunità giustificata da un mito fondativo, e da una figura fondatrice, scelta, tra tutte le donne, addirittura dal padre dell’Olimpo.
“Europa”, oggi, è una realtà complessa, un puzzle costituito da 27 Paesi e 24 lingue, tessere imprescindibili l’una dall’altra, che ancora vola, non più sulle spalle di un toro, ma sul tappeto alato di un sistema di valori inderogabili: la democrazia, il rispetto dei diritti umani, l’uguaglianza, la parità.
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